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Millennials: giovani, digitali e disoccupati

Viaggio allo scoperta della generazione Y


Nati tra gli anni ’80 e gli anni 2000, in Italia definiti indifferentemente choosy, bamboccioni, narcisisti, egoisti e menefreghisti, questi appartenenti alla generazione del nuovo millennio rappresentano ‘ufficialmente’ una fascia cospicua della popolazione mondiale.

Scopriamo cosa significa essere definiti Millennials. In Italia sono 8,6 milioni, divisi abbastanza equamente tra maschi (50,5%) e femmine (49,5%). Vivono in Centro Italia (19%), al Sud e nelle Isole (39%), ma la maggior parte è al Nord (42%) e rappresentano il 24% della popolazione mondiale. Sono tutti parte della prima generazione della storia che ha dimestichezza con la tecnologia e la comunicazione nell’età adulta, ma rappresentano la generazione col più alto tasso di disoccupazione.

Creativi, digitali e globali, si connettono in prevalenza da mobile (il 93% delle volte), ma usano anche il tablet (il 47%) e il pc (il 30%). In generale, sono bravissimi nel riconoscere un messaggio pubblicitario e riescono a distinguere un contenuto autentico da uno promozionale, quindi attenzione a non cercare di prenderli in giro. Si tratta di un target difficile da raggiungere per le aziende, che non possono fare altro che investire in innovazione e comunicazione.

Partecipano ai flashmob, aspettano l’happy hour, acquistano low cost, sono nati in piena rivoluzione digitale ma vivono durante la più grande crisi economica dalla Depressione degli anni ’30. I Millennials italiani sono tendenzialmente pessimisti sul proprio futuro, molto più dei loro coetanei europei. Forse è anche per questo che la scala delle priorità si fondi innanzitutto sulla salute, seguita da felicità, tempo libero, libertà e infine sulla possibilità di arricchimento grazie alla carriera lavorativa.

Fanno acquisti online, sono appassionati di musica, condividono contenuti sui social e su Youtube, scattano foto postandole su Instagram, osservano la realtà con disincanto. E, senza saperlo o volerlo, sono diventati gli elettori più desiderati d’America perché insieme alle minoranze potrebbero fare la differenza nella sfida all’ultimo voto tra Hillary Clinton e Donald Trump.

 

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