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Isernia, restaurata la campana di San Francesco

Il Rotary Club e la Fonderia Marinelli restituiscono alla città un pezzo della sua storia. La campana, del 1259, è una delle più antiche di Italia e ha un grande valore storico e monumentale


ISERNIA. Un “documento di bronzo” sopravvissuto a calamità naturali e guerre, nei secoli, è tornato a nuova vita. E’ stata presentata ieri pomeriggio al pubblico l’antica campana di San Francesco, restaurata a tempo di record grazie alla volontà e all’impegno del Rotary Club di Isernia e di Agnone e della Pontificia Fonderia Marinelli. Un intervento, quello dei maestri fonditori di Agnone, di natura assolutamente non invasiva, ma consistente in un mero restauro conservativo di pulitura e lucidatura.

8I lavori di recupero, iniziati a partire dal 27 ottobre scorso, si sono conclusi con la ricollocazione della campana nella chiesa di San Francesco a Isernia, all’interno della grande cappella di Sant’Antonio. La sua sede naturale dunque, dove tuttavia non scandirà più il tempo dal campanile, ma avrà una nuova funzione, quella di monumento storico di grande valore, a disposizione della Chiesa e dei fedeli che potranno continuare a vederla come segno devoto.

15284904 10210002155083335 469971615346574668 n“Un’operazione a costo zero per la collettività – ha spiegato l’architetto Domenico Ragozzino, autore della relazione tecnica per lo spostamento della campana per la Soprintendenza e la Direzione dei lavori – nata per volontà dell’allora presidente del Rotary Club Gabriella Marinelli e della Fonderia Marinelli, che erano a conoscenza di questa campana antichissima e che volevano recuperare a tutti i costi”. Un regalo alla comunità, “che speriamo venga apprezzato – ha proseguito Ragozzino – Si tratta di un monumento a tutti gli effetti, essendo una delle campane più antiche esistenti a data certa, il 1259, tra quelle appese nei campanili. Certo, nei musei, come anche nel museo Marinelli, ci sono campane dell’anno 1000, ma questa è una delle più antiche appese. Ci auguriamo sia un valore aggiunto per lo sviluppo turistico della città”.

3L’evento di ‘riconsegna ai fedeli’ della preziosa campana si è aperto con una presentazione, in chiesa, alla presenza delle principali autorità ecclesiastiche – con un ospite speciale, l’ex ex abate di Montecassino Bernardo D’Onorio, oggi arcivescovo di Gaeta – civili e militari e di tanti cittadini e devoti. Ad aprire i lavori, la presidente del Rotary Club di Isernia Emilia Vitullo. A seguire, l’intervento di monsignor Claudio Palumbo, vicario della diocesi di Isernia-Venafro, che ha tenuto una breve conferenza su ‘Chiesa e società alla fine del Duecento’. E’ stata poi la volta del professor Fernando Cefalogli, che ha ricostruito, con grande passione, la vicenda storica della campana di San Francesco.

1A Pasqua nel 1222 – ha riferito Cefalogli – Isernia ricevette la visita di San Francesco, che la tradizione, suffragata anche dallo storico Giovan Vincenzo Ciarlanti, vuole abbia fondato tale chiesa. Altra tradizione, invece, vuole che le pietre con sui è stata edificata fossero state portate direttamente da Assisi. Nel 1450 viene aggiunta la grande cappella dedicata a Sant’Antonio, dove oggi è collocata la campana. Della chiesa duecentesca non resta quasi nulla, ad eccezione della facciata e della navata di ingresso. Il tempio come lo vediamo oggi è effetto di un’operazione di restauro successiva al terremoto di Sant’Anna del 1805, in cui la campana si staccò e si lesionò. Nel 1919 un’antica confraternita voleva fondere la campana per realizzarne una nuova, ma gli intellettuali del tempo si mobilitarono. Della campana di San Francesco conosciamo le dimensioni, 77 centimetri di larghezza alla bocca per un metro e nove cm di altezza. Sappiamo che il suo fonditore fu tale maestro Giovanni, nel 1259. Non sappiamo chi fosse con certezza, ma le fonderie stabili all’epoca ancora non esistevano e i maestri campanari erano itineranti con le loro officine. È verosimile che la campana sia stata fusa da qualche maestro campanaro itinerante appartenente alla famiglia Marinelli. Essa reca un’iscrizione in cui si fa cenno alla liberazione della patria. Ciò, a causa della drammatica situazione dell’Italia meridionale nell’epoca immediatamente precedente alla fusione. Federico II di Svevia inseguiva il suo sogno imperiale e aveva dato luogo alla distruzione di tutti gli edifici di guerra e dei castelli. Anche Isernia venne incendiata nel 1223 da Ruggero di Pescolanciano con le sue milizie. Federico secondo morì nel 1250, ma guerra, povertà e pesanti balzelli continuarono anche con i suoi successori. Oggi – ha concluso Cefalogli – questa campana ha un grande valore storico, artistico ed ecclesiastico. Tornando nella sua casa, essa ricorderà alle giovani generazioni la nostra storia, le tradizioni, la cultura, i nostri valori di isernini, italiani ed europei”.

In chiusura, l’intervento di Armando Marinelli della storica fonderia agnonese. “Le campane hanno un’anima che ci parla  – ha esordito – Quando siamo saliti sul campanile per noi è stata un’emozione fortissima scoprire che la campana fosse così antica. Per questo abbiano suggerito al vescovo che diventasse un monumento fruibile da tutti, nella chiesa. Si tratta di un ‘documento di bronzo’ dei più importanti di quel tempo”.

6La campana è stata scoperta di fronte al numeroso pubblico da monsignor Camillo Cibotti, vescovo della diocesi di Isernia-Venafro, e da monsignor D’Onorio. “Sarà qui, da oggi – ha detto Cibotti con una punta d’emozione e grande orgoglio – a testimonianza e ricordo della devozione dei fedeli”.

GUARDA LA FOTOGALLERY DEL RECUPERO  E DELLA SCOPERTURA DELLA CAMPANA A CURA DI MASSIMO PALMIERI

 

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