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Il Molise esiste e boccia Renzi: il no sfonda oltre il 60 per cento

Il referendum costituzionale si trasforma in un plebiscito sul premier e il suo esecutivo. Il presidente del Consiglio perde su tutta la linea e si dimette, aprendo la crisi di governo. Con lui perdono su tutta la linea anche i vertici regionali del Pd


CAMPOBASSO-ISERNIA. Il Molise ha detto no. Forte e chiaro, a Renzi, alla Boschi e alla loro riforma costituzionale. Il referendum di ieri, 4 dicembre, si è trasformato in un plebiscito sul governo. Sfociato in una Caporetto, che ha costretto il presidente del Consiglio ad annunciare, poco dopo la mezzanotte, le sue dimissioni “irrevocabili”. Domani pomeriggio salirà al Quirinale per rassegnare formalmente l’incarico nelle mani del Presidente della Repubblica.

GLI SCRUTINI. Il Molise, come quasi tutte le regioni d’Italia – tranne la ‘sua’ Toscana, l’Emilia Romagna e il Trentino Alto Adige – lo ha bocciato. Su 393 sezioni scrutinate su 393, ben il 60.78 per cento gli ha chiuso la porta in faccia. In provincia di Campobasso il no si è attestato al 60,11 per cento, contro il 39.89 del sì;  mentre in quella di Isernia, il no è valso il 62.59 per cento, contro il 37.41 dei favorevoli. Quel Molise tante volte additato dal premier come esempio negativo, con gli stessi consiglieri del Pd, il suo partito, che avrebbero votato no per non rinunciare alle cospicue indennità, ha tenuto fede alle aspettative. E lo ha punito. Quello stesso Molise dove egli aveva annunciato una sua visita, in pompa magna, l’ultima settimana di campagna elettorale e dove invece non si è visto, non lo ha perdonato.

L’AFFLUENZA. Alle ore 23, orario di chiusura dei seggi, in Molise hanno votato il 63.91 per cento degli aventi diritto (contro una media nazionale più alta, del 68.44). In provincia di Campobasso si sono recati alle urne  il 64.62 per cento degli elettori, in provincia di Isernia il 62.10. Nel capoluogo pentro, in particolare, l’afflusso ai seggi è stato del 64,78 per cento, pari a 11.451 voti espressi.

VINCITORI E VINTI. A favore della riforma, in particolare, si erano schierati il governatore Paolo Frattura e la sua squadra di governo, il segretario provinciale del Pd Micaela Fanelli, la parlamentare Dem Laura Venittelli. I dati riferiscono che è stata una batosta anche per loro. Tra i principali sostenitori del no, il deputato del Partito Democratico Danilo Leva, il Movimento Cinque Stelle e tutto il fronte del centrodestra, sulla falsariga dei propri leader nazionali.

Per il premier la debacle si è fatta sentire, in particolare, in Sardegna e in Sicilia, con oltre il 70 per cento degli elettori ha stroncato la riforma. E in Campania, dove il 68.29 per cento degli aventi diritto ha evidentemente mal digerito le ‘fritture di pesce’ di cui aveva parlato il governatore De Luca per convincere gli indecisi.

GUARDA IL DISCORSO DEL PREMIER CON L’ANNUNCIO DELLE DIMISSIONI: CLICCA SU https://youtu.be/9oqCH8xDbFs.

 

 

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