Caso Cristinzio: ripartono le ricerche

Monteroduni/ Il gip di Nuoro ha disposto le nuove indagini sulla prof originaria di Monteroduni scomparsa. Scandagliato un pozzo dopo una segnalazione anonima. L’appello della figlia Nicoletta durante la trasmissione Mediaset Quarto Grado: “Aiutateci a censire canali e cisterne”

di Deborah Di Vincenzo

MONTERODUNI. Sono ormai trascorsi quasi quattro anni dalla scomparsa di Irene Cristinzio, la prof 64enne di Monteroduni sparita nel nulla una mattina d’estate a Orosei, in Sardegna, dove viveva con la sua famiglia. Dopo la decisione del gip di Nuoro di riaprire il caso e dare altri sei mesi di tempo agli investigatori per risolvere il ‘giallo’, sono iniziate qualche giorno fa (il 5 aprile) le ricerche dell’insegnante molisana.

Sotto la lente degli inquirenti sono finite, ancora una volta, le campagne intorno ad Orosei. Riferisce il quotidiano ‘La Nuova Sardegna’ che proprio qualche giorno fa, una segnalazione anonima arrivata alla famiglia, diceva di cercare il corpo dell’insegnante in un pozzo.

“I carabinieri della Compagnia di Siniscola – racconta il quotidiano sardo – sono arrivati alle prime luci del giorno nel pozzo segnalato dall’anonimo insieme ai sommozzatori dell’Arma e dei vigili del fuoco di Nuoro. Gli esperti subacquei si sono calati nella cisterna, immersa nelle campagne di Orosei, e l’hanno scandagliata. Senza però trovare traccia dell’insegnante. Per l’ennesima cocente delusione dei familiari di Irene Cristinzio, che hanno seguito attentamente tutte le fasi delle ricerche e sperato, anche se con quel dolore immenso che non li ha più abbandonati da quando la donna è scomparsa, di riuscire ad avere risposte. E invece niente. Ancora dolore”.

Intanto anche la trasmissione Mediaset ‘Quarto Grado’ si è occupata di recente del caso, dando voce alla figlia di Irene, Nicoletta, che ha lanciato il suo appello agli abitanti di Orosei. “Gli inquirenti – ha spiegato – si sono accorti che molti pozzi e cisterne presenti nella zona non sono stati ancora censiti. Per cui aiutateci a capire. Rivolgetevi, anche in forma anonima agli inquirenti o alla famiglia per segnalare l’eventuale presenza di pozzi e cisterne che magari non sono mappati”.