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Truffe agli anziani, arrestate quattro persone. Sono gli autori di decine di raggiri

Tutti napoletani, sono stati individuati nell’ambito dell’indagine svolta dalla Polizia di Campobasso e coordinata dalla Procura del capoluogo. Colpivano fingendosi avvocati, carabinieri o pubblici ufficiali e simulavano incidenti provocati dai figli e dai nipoti delle vittime, per chiedere somme di denaro


CAMPOBASSO. Truffe agli anziani, quattro persone arrestate, due in carcere, due ai domiciliari, per aver portato a termine una serie di raggiri. L’operazione è stata condotta nelle prime ore di questa mattina, dalla Squadra mobile di Campobasso, in collaborazione con la Polizia di Napoli. Si tratta di quattro napoletani residenti nel quartiere Arenaccia, autori di numerose truffe aggravate in danno di anziani.

Le misure cautelari richieste dal procuratore della Repubblica di Campobasso Armando D’Alterio ed emesse dal Gip Margherita Cardona Albini riscostruiscono l’intero sistema e il modus operandi dei malviventi, come emerso dalle prolungate indagini svolte dalla Polizia di Campobasso. “Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora”, ha detto D’Alterio in conferenza stampa.

Un fenomeno, quello delle truffe agli anziani, che ha assunto una dimensione preoccupante, anche per i danni che produce, che vanno al di là del semplice danno patrimoniale. L’anziano vittima di truffa perde autostima, si chiude in se stesso, comprime gli spazi di autonomia di cui godeva, vede sensibilmente ridotta la qualità della propria esistenza, come se avesse ricevuto la conferma definitiva delle proprie ridotte capacità. In alcuni casi il trauma non viene superato e amareggia gli ultimi anni di vita.

L’indagine condotta era partita dal consistente numero di denunce presentate dal 29 gennaio 2016 sino al 6 giugno 2016 presso le forze di polizia di Campobasso: 41 episodi, di cui 23 consumati, tutti commessi con le stesse modalità: gli anziani erano stati contattati sull’utenza di casa da persone che si presentavano come avvocati o carabinieri, che li chiamavano per informarli di incidenti stradali o altri problemi in cui erano incorsi figli o nipoti, che si sarebbero potuti risolvere subito, pagando la somma di denaro richiesta alla persona incaricata di recarsi presso il domicilio.

Dalle investigazioni è stata ricostruita di un gruppo dotato di un’organizzazione verticistica, studiata divisione dei compiti, dotazioni logistiche e specifiche ‘abilità. A finire in carcere Luigi Amato, di 60 anni e Alfonso Aveta, di 59 anni, il primo era l’organizzatore e simulatore al telefono, il secondo collaborava all’individuazione delle vittime e procurava i mezzi per commettere le truffe (auto, schede telefoniche con intestatari fittizi, tessere autostradali).

Ai domiciliari sono invece finiti Romeo Rossi, di 62 anni e Luca Torsi, di 38. Il primo svolgeva mansioni di autista e di raccordo con Torsi Luca, che si presentava personalmente alle vittime per ritirare il denaro.

Per i quattro le accuse di associazione a delinquere al fine di commettere plurime truffe in danno di persone anziane, sostituzione di persona, plurime truffe aggravate in danno di anziani.

Il punto di partenza per la scelta delle vittime sono i telefoni di casa pubblicati sulle pagine bianche: l’occhio esperto del truffatore riesce a individuare i numeri più vecchi, quindi verosimilmente in uso a persone anziane. E con qualche innocua telefonata, fingendo magari un errore o cercando un figlio riesce a trovare le informazioni iniziali necessarie. Con questi semplici dati, tramite internet ed in particolare i social network, è facile recuperare ulteriori informazioni sui componenti quel gruppo familiare. A questo punto parte la telefonata con la quale si avvisa dell’incidente o del grave problema che da sola manda in comprensibile agitazione l’anziano, l’interlocutore prosegue spacciandosi poi anche per il figlio che chiede aiuto.

L’anziano viene facilmente ingannato, in quanto talvolta indebolito nell’udito e in altri casi i sospetti vengono superati, dicendo che si sta usando il vivavoce e per questo motivo la voce sembra diversa. E’ impressionante l’abilità del telefonista nell’intuire quali sono i punti deboli dell’anziano e su quali argomenti fare leva.

Questo un esempio di ricostruzione telefonica. “Papà, papà mi senti? Sto guidando, sono in viva voce, devi chiamare lo studio Rossi, ti devi far dire quanto viene, mi devi aiutare, dovrebbero essere duemila, fammi il piacere, se no mi fai fare una brutta figura, adesso in non posso sono fuori, quando torno ti restituisco tutto, magari mi fanno il piacere di passare loro direttamente da te, papà non ti arrabbiare ti voglio bene”.

Mentre l’anziano è ancora al telefono con quello che ritiene essere suo figlio, suona il campanello alla porta e si presenta l’incaricato al ritiro dei soldi: il telefono fisso in questo modo rimane occupato mentre l’anziano va ad aprire la porta e si scongiura il rischio di qualche telefonata casuale da parte di familiari in grado di far saltare la truffa. Talvolta l’incaricato del ritiro dei soldi per superare qualche diffidenza residua invita il malcapitato a telefonare alle forze di polizia per sincerarsi effettivamente dell’incidente. Solo che all’altro capo del telefono il complice rimane in linea e l’anziano dopo aver fatto il numero delle forze di polizia parla ancora con il truffatore che a questo punto si spaccia per operatore di polizia e conferma l’incidente e la necessità di pagare.

La Polizia ha quindi diffuso consigli utili, invitando a non tenere in casa forti somme di denaro, chiedere agli operatori bancari o degli uffici postali di avvisare in caso di prelievi, affiancare alla telefonia fissa una linea mobile per le verifiche e le rassicurazioni. In sostanza evitare di creare le condizioni per rimanere vittime dei truffatori.
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Carmen

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