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Sanità in Molise, altri sessanta posti al privato

Il governatore Frattura sblocca l’iter autorizzativo per il Centro di Alta Riabilitazione ‘Pavone’ di Salcito. di proprietà del gruppo Neuromed. Il consigliere Totaro sbotta: “Il vaso è davvero colmo. L’offerta sanitaria è sempre meno pubblica”


CAMPOBASSO. Con determinazione n. 175 del 2 maggio scorso a firma del direttore generale alla Sanità, Lolita Gallo, viene sbloccato, dopo ben 14 anni, l’iter autorizzativo per l’assegnazione di 60 posti letto al Centro di Alta Riabilitazione ‘Pavone’ di Salcito, clinica del gruppo Neuromed, dunque di proprietà della famiglia Patriciello. Una vicenda, questa dei posti letto alla struttura privata, ormai annosa.

Iniziata con un accreditamento nel lontano 2003, bloccato da vicende giudiziarie e poi tornato in auge nel 2015 con il famigerato decreto n. 37 del commissario ad acta Paolo Frattura, che fu all’origine dei primi dissidi pubblici tra il governatore e il duo composto dal senatore Roberto Ruta e dal deputato Danilo Leva, i quali hanno iniziato a prendere le distanze dal centrosinistra regionale, sempre più ‘schiacciato’ sull’alleato dal posizionamento controverso. Tale decreto fu oggetto di revoca, per molto tempo considerata solo presunta ma comunque privo di effetti, almeno fino ad oggi.

Il nuovo provvedimento 175 prevede che la clinica Pavone abbia ‘finalmente’ gli agognati 60 posti per l’espletamento di attività di riabilitazione extra-ospedaliera, così divisi: 30 posti per i pazienti non autosufficienti richiedenti trattamenti intensivi; 15 per i disabili che necessitano di riabilitazione estensiva; 15 per pazienti che necessitano riabilitazione estensiva. E la decisione viene chiaramente motivata da una sequela di premesse. Avendo perso i requisiti per l’assegnazione dei posti a seguito di un sequestro giudiziario, la fondazione Pavone nel 2009 ha rinnovato l’istanza di accreditamento alla Regione. Con il dissequestro della struttura nel 2011 sono riprese le ispezioni. E nel 2012 veniva attestata dall’organo competente la rispondenza del centro alle caratteristiche di massima previste dalle norme in materia. Tuttavia, nulla sembrava cambiare ai fini dello sblocco, quindi la clinica ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale e quest’ultimo, con sentenza n.726/2013, dichiarava “l’obbligo per l’Amministrazione regionale di concludere il procedimento di accreditamento istituzionale del Centro in questione”.

Di qui una nuova verifica dei requisiti dell’11 aprile 2017, da parte dell’Organismo Tecnicamente Accreditante, dagli ‘esiti positivi’, che ha spinto quindi la Regione a concludere la vicenda. Un fatto che, chiaramente, ha anche una connotazione politica. Ad un anno dalle elezioni regionali pare essere il segnale di una rinnovata intesa tra il presidente Frattura e l’europarlamentare Aldo Patriciello, il quale non potrà non apprezzare lo sforzo profuso per il positivo epilogo del ‘caso’. Ed è per questo che giungono le prime reazioni dei dissidenti del centrosinistra regionale. A rompere gli indugi, tra tutti, il consigliere ex Pd ora Mdp, Francesco Totaro che, attraverso uno sfogo su Facebook, denuncia la tendenza del governo regionale a privilegiare la sanità privata rispetto a quella pubblica e l’azione di progressivo presunto depauperamento del territorio bassomolisano in termini di servizi (tra cui la riconversione del Vietri di Larino) in favore del medio Molise. Totaro avverte: “Ora il vaso è davvero colmo”. E lancia l’hashtag “#mobilitazione”.

Alessandra

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