Estate torrida e incendi, il Wwf chiede lo stop alla caccia nel mese di settembre

In una lettera rivolta al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e ai governatori. La fauna selvatica compromessa dal caldo e dai fuochi che hanno devastato l’Italia

CAMPOBASSO. Stop alla caccia, per far riprendere la fauna dopo il caldo estremo delle ultime settimane e l’emergenza incendi. E’ quello che chiede il Wwf, in una lettera inviata al ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti e ai governatori, tra loro anche il presidente della Regione Molise Paolo di Laura Frattura. Una lettera in cui si chiede l’esclusione di qualsiasi ipotesi di apertura anticipata della caccia a qualsiasi specie, il divieto di attività venatoria per tutto il mese di settembre, una verifica successiva e un’azione capillare di contrasto al bracconaggio.

“L’estate 2017 – spiega il Wwf – si sta caratterizzando con eccezionali ondate di calore e conseguenti temperature medie molto elevate. Al caldo si somma una drammatica e perdurante siccità (si stima che il deficit a luglio di quest’anno risulti del 45% rispetto alla media dello stesso mese del periodo 1970/2000). Per quanto riguarda gli incendi risulta che sono andati distrutti dal fuoco nel solo mese di luglio oltre 65.000 ettari, comprese estese zone particolarmente pregiate per ricchezza di biodiversità come quelle di Parchi, Siti Natura 2000 e Oasi. Al momento non pare che questa complessa situazione muterà favorevolmente”.

Quindi l’invito ai governatori a tener conto dell’allarme lanciato anche daglle associazioni degli agricoltori, per lo stato di difficoltà in cui versano gli animali da allevamento, a causa del caldo, della scarsità di acqua, di pascoli, di fieno. “Se questa è la condizione degli animali allevati, curati dall’uomo – precisa l’associazione ambientalista – è altamente plausibile che il patrimonio faunistico nazionale si trovi in larga misura in una condizione di stress, che lo rende altamente vulnerabile rispetto ad ulteriori diverse pressioni”.

“La situazione – rimarca ancora il Wwf – sarà ancora peggiore per gli uccelli migratori che, da questo mese, iniziano il viaggio verso l’Africa. Questi troveranno, in particolare nelle regioni del centro e del sud, in molte delle tradizionali aree di sosta e alimentazione situazioni altamente mutate e critiche (boschi distrutti dagli incendi, fiumi e zone umide in secca, diffusa siccità, inaridimento). I numerosi comportano una riduzione degli spazi di caccia poiché le aree percorse da incendi devono essere per legge sottratte all’attività venatoria: questo comporta che un numero più elevato di cacciatori si concentri nelle restanti aree aperte alla caccia”.

Da qui l’invito ai governatori, a valutare, in base alle condizioni locali, “un divieto dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale, qualora le condizioni di siccità e l’estensione degli incendi abbiano determinato un calo sensibile degli habitat e delle risorse a disposizione della fauna selvatica; limitazioni temporali e spaziali alla caccia a determinate specie, in particolare agli uccelli acquatici, anche tramite il divieto di caccia da appostamento; il blocco dei ripopolamenti fino a data da destinarsi e di qualsiasi forma di addestramento di cani da caccia e di gare cinofile, che costituiscono ulteriori fattori di stress per le popolazioni selvatiche, come già suggerito in passato da autorevoli pareri Ispra anche in condizioni ben più lievi delle attuali”.