Calenda, Testa e Di Pasquale: inadeguato, il sindaco lo revochi. Ma lui si difende: sui gettoni di presenza solo una provocazione, rivolta a un’unica consigliera. Sulle presunte offese alle donne: “Non avrei dovuto fare sarcasmo su un argomento così delicato, ma i problemi della città sono altri e qualcuno che si è indignato era in cerca di visibilità”
ISERNIA. Finisce sotto accusa da più parti, in Consiglio comunale a Isernia, l’assessore alla Cultura Eugenio Kniahynicki. In apertura dei lavori della seduta, l’esponente di Fratelli d’Italia è stato sottoposto a un fuoco incrociato per le ultime esternazioni su Facebook in tema di rispetto delle donne, oggetto di scontro con il consigliere Stefano Testa, e di riunioni delle commissioni consiliari, in polemica con Francesca Bruno di CasaPound.
Frasi, in particolare quelle sul caso Weinstein che, nonostante il contesto – goliardico nelle intenzioni, ma un boomerang alla prova dei fatti, visto anche il risalto avuto sulle cronache nazionali – non sono state perdonate all’assessore, in particolare dai consiglieri Mena Calenda (Movimento nazionale per la sovranità), Stefano Testa (Persone e idee per Isernia) e Roberto Di Pasquale (Progetto per Isernia). I tre esponenti di opposizione, infatti, rivolgendosi al sindaco Giacomo d’Apollonio, hanno invocato con forza la revoca dell’incarico all’assessore, bollato come “inadeguato a ricoprire il ruolo”.
La prima a prendere la parola è stata Calenda: “Knihaynicki ha offeso l’intero Consiglio e non è la prima volta. Pensi a fare qualcosa per la città. Ora basta, qualcuno deve e prendere posizione, non si può più far finta di nulla”.
Ancor più ‘velenoso’ Testa, che si è detto deluso dalla mancata presa di posizione del sindaco sulla vicenda, in cui Knihaynicki ha dimostrato di essere “impresentabile, non avendo in sé né la cognizione né la capacità per ottemperare” a un ruolo nell’esecutivo. “Siamo in presenza di un assessore comunale che non conosce l’ABC della politica – ha detto Testa in aula – che disprezza il Consiglio comunale, quindi anche i suoi consiglieri di maggioranza, che non ha ben chiaro il fatto che è il Consiglio, attraverso i suoi organi, che concretizza la democrazia partecipata. Le commissioni costituite da consiglieri sia di maggioranza che di minoranza, non vengono costituite per elargire gettoni, ma per valutare i provvedimenti che l’esecutivo, di cui fa parte anche l’assessore, intende portare all’attenzione dell’intero Consiglio e, quindi, di tutti i cittadini. L’assessore invece ritiene che la richiesta di convocazione delle commissioni avvenga esclusivamente perché i singoli commissari sono interessati ad acquisire il cosiddetto gettone di presenza, e non per discutere di argomenti di pubblico interesse”.