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Isernia, caos all’obitorio: in una lettera aperta la verità dei familiari di Marcello Pizzi

Nella missiva la ricostruzione di quanto accaduto domenica scorsa al ‘Veneziale’ e la replica all’Asrem da parte del cognato del defunto. Rabbia e amarezza dopo che la salma è stata ricomposta nella sala di vestizione perché non c’era posto nei locali della morgue


ISERNIA. Un episodio che ha profondamente indignato la comunità isernina. La salma di Marcello Pizzi, ricomposta nella sala di vestizione dell’obitorio del ‘Veneziale’, tra sacchi e scatoloni, ha fatto riesplodere la rabbia per l’inadeguatezza della morgue del presidio sanitario. Dopo la replica da parte dell’Asrem su quanto accaduto, i familiari del defunto hanno affidato la loro verità a una lettera aperta, firmata dal cognato dello scomparso, Ivano Pallotta.

LA LETTERA. “Sono Ivano Pallotta cognato di Marcello Pizzi e fratello di Lucia Pallotta, moglie di quest’ultimo, che approva e sottoscrive quanto da me rappresentato in questa lettera. Premetto che la presente non vuole essere assolutamente un prosieguo delle polemiche avute in questi giorni, ma è semplicemente un chiarimento del mio, anzi, del nostro pensiero in merito all’episodio accaduto domenica scorsa presso l’obitorio dell’ospedale Veneziale di Isernia e relativo alla decesso di Marcello, cosa necessaria visto che qualcuno ha divulgato, tramite la stampa e la Tv, una nota con la quale affermava che il tutto era ‘una costruzione di intolleranza e strumentalizzazione’, ovviamente mi riferisco alle dichiarazioni rilasciate dal massimo responsabile della sanità molisana Antonio Lucchetti, al quale vorrei rivolgere delle domande.

Dottor Lucchetti secondo lei, chiedere di poter dare l’ultimo saluto ad un proprio caro in maniera consona vivendo il proprio dolore è una costruzione di intolleranza e strumentalizzazione? Secondo Lei, chiedere di non far stare la salma di una persona tra l’immondizia e biancheria sporca è una costruzione di intolleranza e strumentalizzazione? Passare una mattinata intera tra uffici, personale che non ha risposte, telefoni che vengono spenti e, infine, con i Carabinieri sottraendo questo tempo a chi invece ne aveva pieno diritto, ovvero Marcello, è una costruzione di intolleranza e strumentalizzazione? Scusarsi per la situazione con coloro che venivano a salutare Marcello, i quali si chiedevano il motivo per il quale si trovasse in quella condizione, è una costruzione di intolleranza e strumentalizzazione? Sarei lieto se riuscisse a darmi delle risposte perché in questo momento sono confuso.

Sinceramente, certe situazioni dovrebbero essere risolte con il buon senso e non con note più o meno ufficiali, precisazioni o altro, al posto di fare ciò bastava che ieri qualcuno facesse quella rampa di scale che divideva i vostri uffici da Marcello e pronunciasse una sola parola ‘scusate’, ma attenzione, questa parola non doveva essere indirizzata a me o ai familiari ma solo a Marcello e tutto sarebbe finito, ma invece ci ritroviamo con articoli che parlano di intolleranza e strumentalizzazione.

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Deborah

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