Intervista all’ex presidente del Consiglio regionale, che ritorna prepotentemente sulla scena politica attraverso l’associazione ‘Alleanza Civica per il Molise’: “Non mi candido, ma metto a disposizione la mia esperienza”. I giudizi sui governi Iorio e Frattura: uno ha lasciato la regione sul lastrico, l’altro non ha affatto migliorato l’esistente
di Alessandro Corroppoli
TERMOLI. E’ una fredda sera autunnale quella nella quale incontriamo Antonio D’Ambrosio, ex presidente del Consiglio regionale, per discutere dei più stretti temi dell’agenda politica regionale: dalla legge regionale al nuovo civismo di cui lo stesso D’Ambrosio fa parte, passando per un’analisi del Governo Frattura.
Da pochi giorni il Molise si è dotato di una propria legge elettorale. Cosa ne pensa, le piace?
“E’ una legge elettorale che contiene alcune cose buone e alcune criticità. Ad esempio sono d’accordo nello sperimentare il collegio unico. Così come mi trova d’accordo l‘eliminazione del listino maggioritario, che negli anni non ha favorito la qualità e il merito, non è stato un valore aggiunto, ma si è rilevato solo un tavolo di spartizione tra i partiti. Quindi, giusto che la suddivisione avvenga tra i candidati al proporzionale della coalizione vincente”.
Cosa invece non le piace?
“L’eliminazione del voto disgiunto lo trovo un grave errore politico”.
“Il voto disgiunto era una garanzia di democrazia e soprattutto dava la possibilità di dare, attraverso il voto, un giudizio diretto al presidente. L’eliminazione del disgiunto, poi, sarà anche un rischio per lo stesso Partito democratico, che si lega a doppio filo con il destino del presidente Frattura“
Si spieghi meglio.
“I cittadini, non avendo più la possibilità di votare un candidato presidente diverso rispetto al partito e alle liste che lo sostengono, potrebbero essere indotti a non votarlo proprio. Il Pd, in questo caso, si gioca il tutto per tutto, perchè i cittadini vedono in Frattura un uomo di partito e molti militanti gli sono politicamente ostili. E’ un rischio molto grande”.
Pare di capire che dal suo punto di vista questo Governo regionale non ha mantenuto le aspettative. Come è cambiato il sistema regione?
“Purtroppo in questi cinque anni è stata abolita la democrazia e la partecipazione e favorito, o meglio instaurato, un sistema di governance oligarchico. Un sistema che ha aumentato le distanze tra il palazzo e la piazza, tra governanti e governati mettendo in pratica, per dirla in modo semplice, una linea politica di centrodestra pur essendo il Governo di centrosinistra. Ha smantellato la sanità pubblica favorendo quella privata e non ha una vera strategia industriale. Bene la non partecipazione ad alcune aziende, ma la stessa non partecipazione in molti casi è equivalsa alla chiusura dell’azienda con relativo aumento della disoccupazione e della sofferenza sociale. Infine, l’incapacità di interloquire con il Governo nazionale in merito all’erogazione di fondi pubblici: la maggior parte delle imprese regionali, oggi, è nelle mani delle banche e questa è una situazione molto pericolosa”.
“Fare un confronto del genere vuol dire fare una battaglia di arretratezza culturale e sociale”.
Perchè afferma questo?
“Il confronto non regge, perchè Michele Iorio ha lasciato una regione sul lastrico: la sanità, ad esempio, aveva accumulato un debito stratosferico, enorme. Un debito che ha portato a livelli massimi la tassazione regionale per i cittadini molisani. Si era creato un sistema di inefficienza in tanti settori che ha condotto Iorio alla sconfitta”.
E Frattura?
“Paolo Frattura, purtroppo, non ha migliorato la qualità dell’esistente. Non lo ha neanche peggiorato, lo ha semplicemente chiuso. Rimanendo nel campo della sanità, ad esempio, ogni giorno vediamo davanti ai Pronto Soccorso i carabinieri a regolamentare il flusso. Una cosa orribile. Vi è una mobilità passiva da capogiro: da Termoli si va a partorire a San Giovanni Rotondo, Vasto e Chieti, con costi enormi per le casse regionali”.
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