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Il Teatro nel Medioriente d’Italia

Isernia/ Le riflessioni sul ‘caso’ scoppiato a seguito dei controlli della Finanza in occasione dello spettacolo ‘Natale in casa Cupiello’ portato in scena dalla compagnia Cast


di Giovanni Petta

ISERNIA. Dicono che il “Natale in casa Cupiello” della Compagnia Cast, rappresentato il 23 dicembre scorso in auditorium, sia cominciato in ritardo per un controllo della finanza, addirittura nei camerini.

Dicono che la Finanza sia arrivata in auditorium “su segnalazione”. Sarebbe giusto sapere se ciò è vero, cosa è stato segnalato e chi ha segnalato una cosa del genere. Sarebbe giusto sapere chi ha ritardato uno spettacolo della comunità. Se la segnalazione è stata fatta in forma scritta, su un documento protocollato o se è stata una segnalazione a voce… così, tra conoscenti…

Dicono che i vigili del fuoco presenti non volevano che lo spettacolo iniziasse per la mancanza del responsabile di sala.

Dicono che il responsabile di sala, chiamato, non voleva che lo spettacolo iniziasse perché non vedeva i pompieri in sala.

Dicono che i finanzieri hanno fatto il loro controllo, che i pompieri sono stati trovati, che lo spettacolo c’è stato ed è stato un successo, che ha bissato il tutto esaurito della settimana prima, che tutto è bene quel che finisce bene.

Rimane il fatto, grave, di un controllo alla compagnia Cast, a Salvatore Mincione Guarino e a Giovanni Gazzanni, ragazzi non più ragazzi, che da anni riescono a tenere aperto nel centro storico di Isernia un teatro e una scuola di teatro. Riescono a far vivere uno spazio di incontro e di cultura nel deserto delle strade sempre più desolate di Isernia e della sua provincia: una cosa che non succede più nemmeno a Montmartre, dove i locali chiudono se le entrate non superano le uscite, se le vendite di Pernod e Armagnac non coprono le spese che servono per montare uno spettacolo.

Bisogna però capirsi: non è grave il controllo e non è grave il ritardo causato a uno spettacolo per verificare se tutto quanto riguarda la fiscalità e la sicurezza è a posto. È grave che ciò accada episodicamente e, soprattutto, che accada in una città e in una provincia che soffrono ben altre disattenzioni fiscali e ben altre insicurezze.

Che ciò accada in una provincia in cui un sindaco, Antonio Sorbo, è costretto ad andare di persona in Procura per far notare l’evidenza dei suoi cittadini che si ammalano di tumore. Che sia stato costretto lui – rischiando così di non essere rieletto qualora decidesse di ricandidarsi, per essersi messo contro chi sull’inquinamento preferiva il silenzio – nonostante a Venafro non abitino solo il sindaco e i malati ma anche forze dell’ordine, magistrati, politici regionali. Qualcuno di loro avrà avuto un’amica che non ha potuto allattare perché il latte materno era tossico? Avrà sentito parlare dei malati di cancro e leucemia in aumento? O no?…

Che ciò accada in una provincia in cui, dopo la denuncia di Sorbo, si sono messe persino in dubbio le analisi fatte dagli uffici competenti – che da anni dicevano “tutto ok” – e sono stati incaricati, per i nuovi controlli, laboratori di “sicura affidabilità”…

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Deborah

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