Il Comune corrisponde le mensilità all’ente fornitore di energia per un servizio attualmente non funzionante e oggetto di un contenzioso tra il Municipio e la ditta che si è aggiudicata l’appalto nel 2011
ISERNIA. La classica storia italiana: si paga per un servizio che di fatto non c’è. Accade anche a Isernia, dove, con determina del 20 dicembre scorso, il dirigente del III Settore ha disposto la liquidazione in favore di Enel Energia delle fatture relative alle mensilità di ottobre e novembre per il servizio di videosorveglianza e bike sharing in città. Si tratta di una somma complessiva di 1.600 euro, di cui 1.021 inerenti esclusivamente alla fornitura di corrente per il funzionamento delle postazioni per la ricarica delle biciclette a pedalata assistita. Ben tredici postazioni, site tra via Carlomagno, via San Martino, viale dei Pentri, piazza San Giuseppe Lavoratore, piazza San Pietro Celestino e piazza della Repubblica, inattive da anni.
Il mancato funzionamento del servizio ha del clamoroso: è, infatti, balzato agli onori delle cronache più volte ed è stato finanche oggetto di un’interrogazione da parte del consigliere comunale Raimondo Fabrizio.
La vicenda ha dei connotati a tratti grotteschi: si parla di una spesa di circa mezzo milione di euro per un progetto mai decollato e con il Comune alle prese con un contenzioso con la ditta che ha effettuato i lavori, considerata dall’ente inadempiente, alla quale andrebbero versati ancora 90mila euro.
A ripercorrere i fatti salienti, in assise civica, fu l’assessore Domenico Chiacchiari e successivamente il consigliere Nicola Moscato. Tutto ha inizio nel 2010 quando palazzo San Francesco partecipa a un bando del ministero dell’Ambiente per un importo di 550mila euro. Nel 2011, l’allora Giunta Melogli accetta il finanziamento ministeriale di 363mila euro, cofinanziando il progetto con fondi propri per 185mila euro. Nello stesso anno, si aggiudica l’appalto per la fornitura, l’installazione e la manutenzione del servizio una ditta di Venafro. Nel dettaglio, la fornitura consiste, tra l’altro, in 8 stazioni con copertura fotovoltaica e tre senza, 72 biciclette, 1.000 tessere elettroniche, 18 telecamere, un totem informativo, 12 isole wi-fi.
Il bike sharing parte il 7 agosto 2013, in via sperimentale, con 15 biciclette. Ma già subito dopo l’attivazione, hanno spiegato gli amministratori, emergono delle criticità, puntualmente comunicate alla ditta il 29 agosto successivo con richiesta di sistemazione. L’impresa si impegna a mettere a posto il tutto entro ottobre dello stesso anno, ma il cronoprogramma non viene rispettato, se non in minima parte. Si arriva nel febbraio 2014, quando il sistema viene disattivato in attesa dei necessari interventi di manutenzione. Poi, con la nuova amministrazione Brasiello, l’assessore Cosmo Galasso più altri consiglieri constatano l’impossibilità di mettere in funzione il servizio e invitano perciò la ditta a intervenire. Cosa che accade, ma senza che il problema sia risolto definitivamente. Nel giugno 2014, addirittura, il sistema informatico si blocca e consente finanche prelievi non autorizzati delle biciclette. A settembre del 2014 si decide di togliere tutte le bici e di metterle nel garage comunale, diffidando l’impresa a consegnare il materiale ancora in suo possesso e a rimettere in sesto il servizio.
Ad oggi la situazione resta sospesa: l’impresa vuole ottenere la liquidazione (l’ultima tranche del 20 per cento) della somma contrattualmente pattuita e il Comune ha fatto opposizione. L’udienza è fissata per luglio prossimo. Ma l’amministrazione d’Apollonio punta alla rescissione del contratto e alla possibilità di reinvestire la somma eventualmente risparmiata per la riattivazione del servizio, con l’ausilio di una ditta esterna che dovrebbe ripristinare il sistema.
Intanto, arrivano le bollette e bisogna pur pagarle: 1.021 euro, praticamente gettati alle ortiche. Una beffa.