Due dei rom della famiglia Morello finiti in carcere nell’ambito dell’inchiesta ‘Black Money’ hanno riposto alle domande del gip Iaselli nel corso degli interrogatori di garanzia. Secondo gli inquirenti prestavano denaro chiedendo cambio interessi fino al 1200%
ISERNIA. Hanno respinto tutte le accuse Leonardo Morello e Samantha Di Rocco, due dei componenti della famiglia rom Morello dall’altro giorno in carcere per usura, spaccio, estorsione e rapina. Lo hanno fatto durante gli interrogatori di garanzia, che si sono conclusi poco fa nel penitenziario di Ponte San Leonardo a Isernia.
I due indagati, assistiti dall’avvocato Fabio Milano, hanno risposto a tutte le domande del gip Vera Iaselli, fornendo al giudice la loro versione dei fatti e ricostruendo nei dettagli i rapporti con le persone che li accusano. Scelta diversa per gli altri quattro componenti della famiglia: Luigino Morello, i figli Celestino, Costantino e la nuora Veronica Levakovic hanno deciso infatti di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Al termine degli interrogatori, l’avvocato Milano ha chiesto al gip misure meno afflittive per i suoi assistiti, in particolare per il capofamiglia Luigino, affetto da gravi problemi di salute. Istanza analoga è stata formulata per le due donna, attualmente recluse a Chieti e Teramo, perché una è in dolce attesa e l’altra è mamma di bimbi piccoli. La decisione del giudice dovrebbe arrivare a breve. Intanto nel pomeriggio verrà ascoltato in tribunale anche il settimo indagato, da qualche giorno ai domiciliari, perché ritenuto responsabile di usura.
Attesi dunque nuovi sviluppi relativi all’operazione ‘Black Money’ messa a segno nei giorni scorsi dalla Squadra Mobile. Quindici le vittime accertate fino a questo momento che, superando paura e vergogna, hanno trovato il coraggio di denunciare. Dall’inchiesta è emerso che la famiglia rom prestava soldi a strozzo pretendendo in cambio, anche con le minacce e la violenza, tassi di interesse che partendo dal 350 per cento potevano arrivare perfino al 1.200 per cento.
