Fuoco purificatore e benedizione degli animali: Campobasso si ‘accende’ per Sant’Antonio Abate

Un intero quartiere in festa nel giorno che segna l’inizio del Carnevale. Dopo le celebrazioni religiose la parte più spettacolare della festa, con le ‘Maitunate’ e le antiche canzoni popolari


CAMPOBASSO. E’ una delle tradizioni più tipiche di Campobasso. Di sicuro una delle più antiche. Grande partecipazione, come ogni anno, per la festa di Sant’Antonio Abate, con l’accensione del fuoco davanti alla chiesa che porta il nome del Santo eremita, nel quartiere di Sant’Antonio Abate. Quest’anno inserita nel cartellone di ‘Un Natale… coi fiocchi!”

I preparativi, avviati già nei giorni scorsi, sono culminati nell’accensione del fuoco, questa mattina poco dopo le 9, a seguito della celebrazione eucaristica e della benedizione del pane. Alle 12 altra tradizione antica e suggestiva: la benedizione degli animali. Narrano gli storici che a Campobasso, nei secoli passati, arrivavano contadini da tutto l’agro per portare le bestiole al cospetto del Santo, per la benedizione che assicurava protezione agli animali e ai loro proprietari.

Anche quest’anno, davanti alla Chiesa di Sant’Antonio Abate si sono visti cani, gatti, conigli, ma anche cavalli, asinelli, pecore e galline. Animali da affezione e animali da cortile. Ai quali, secondo la leggenda, nella notte di Sant’Antonio Abate viene data la facoltà di parlare. Tradizione come quella del falò, che non è certo solo tipica di Campobasso e che simboleggia  la volontà di abbandonare tutto ciò che appartiene ai mesi passati e di rinnovarsi, a partire dal primo mese del nuovo anno. Nel giorno che segna l’ingresso del Carnevale.

Nel pomeriggio la processione lungo le strade del quartiere, seguita dalla Messa, celebrata dall’arcivescovo di Campobasso-Bojano Giancarlo Bregantini.

In serata festa di piazza e di quartiere, con lo spettacolo musicale ‘Ulesse areturnà a Sant’Antuon’, le canzoni campobassane e le maitunate di Nicola Mastropaolo con Antonio Mandato e la partecipazione di Riccardo Izzo, Alessandro Serino e Giuliano Civetta. Per ricordare la Campobasso che fu.