Le donne della Costituente

di Marilena Ferrante

Per parlare di diritti delle donne bisogna fare un passo indietro nella storia. Penso alle tante donne che si sono spese nella loro funzione di mogli e madri, ma anche alle tante che hanno inciso nella strutturazione e nella collocazione sociale della donna nel corso del tempo.

Angelo del focolare, la figura femminile nella vita politica e sociale è stata oggetto di discriminazione, retaggio di una collocazione  precisa e limitante all’interno dell’apparato sociale. Mogli, madri, per le più fortunate studentesse e professioniste, ma pur sempre orientate a un’opaca esposizione, se non in pochi casi, alla vita lavorativa e rassegnate nella loro posizione subalterna, legata strettamente all’ambito domestico e familiare.

All’occhio attento, nella ricostruzione storica della nostra nazione, non può sfuggire il ruolo che alcune  donne hanno svolto nella stesura della nostra Carta Ccstituzionale. Il 10 marzo 1946 le donne votavano e nello stesso anno 21 donne (9 comuniste, 9 democristiane, 2 socialiste e una era stata eletta tra i candidati dell’Uomo Qualunque) venivano elette all’Assemblea Costituente.

Tra queste 5 (Angela Gotelli, Maria Federici, Nilde Iotti, Angelina Merlin, Teresa Noce) rientrarono nella cerchia della Commissione dei 75 incaricata di elaborare e redigere la Costituzione.

La loro azione fu orientata non solo al pieno contributo nella stesura di quella che sarebbe stata la legge fondamentale dello Stato, ma soprattutto a favorire una politica di genere, impensabile per quell’epoca dove, solo nello stesso anno,  le donne erano state riconosciute come soggetti civili veri e propri con l’acquisizione del diritto  al voto che era stato, in Italia, fino ad allora,  appannaggio degli uomini, come la gran parte dei contributi sociali e civici.

Quasi tutte laureate, ma anche giornaliste e casalinghe, giovani donne che avevano preso parte alla Resistenza, pagando spesso personalmente e a caro prezzo le loro scelte, come Adele Bei (condannata nel 1934 dal Tribunale speciale a 18 anni di carcere per attività antifascista), Teresa Noce (detta Estella, che dopo aver scontato un anno e mezzo di carcere , perché antifascista, fu deportata in campo di concentramento nazista in Germania dove rimase fino alla fine della guerra) e Rita Montagnara (che aveva passato la maggior parte della vita in esilio), queste donne ingigantirono la loro azione  per la tutela della maternità, ma anche per i figli nati fuori dal matrimoniome la possibilità di accedere alla Magistratura fino ad allora negata alle donne. La Bianchi e la Bianchini presero parte alla discussione sulla scuola, la Iotti e la Titomanlio a quella sulle Regioni mentre la Guidi si occupò anche dell’organizzazione del lavoro.

Dal Blog donneprotagoniste.blogspot, curato dalle scrittrici e amiche Barbara Bertolini e Rita Frattolillo, troviamo la testimonianza di una giovane donna molisana, Rosa Fazio Longo, appartenente ad una famiglia agiata molisana. Ella  muove i primi passi nell’azione politica, aderendo al Partito socialista, ma soprattutto entra nella neonata associazione Unione donne italiane (UDI), sbocciata a Roma nel 1944, di ispirazione antifascista, in collaborazione con Adele Bei e Laura Ingrao. Questa associazione diventerà lo  strumento più utile  per l’emancipazione della condizione femminile. 

Rosa Fazio Longo si interessa dei diritti delle donne in tutte le sfaccettature possibili. Con una delegazione, Rosetta si presenta al ministro della Giustizia, Umberto Tupini, che fa parte del Governo di Liberazione Nazionale e illustra una bozza di proposta sui nuovi diritti della famiglia premendo per la modifica di alcuni articoli del Codice che, a parer loro, limitano il diritto di espressione e di espletamento libero del ruolo della donna all’interno del nucleo familiare. Segretaria dell’UDI, la Fazio a 35 anni fu eletta nel Collegio unico nazionale come deputata del Partito socialista, rimanendo in carica dal 1948 al 1953, per una sola legislatura.

Nel ruolo di deputata si interessò ai problemi legati alla scuola, alla maternità, al diritto del lavoro e farà parte della commissione speciale per la ratifica dei decreti legislativi emanati nel periodo della Costituente. Una mostra fotografica e documentaria  allestita a Roma, dall’ottobre 2017 al gennaio 2018,  presso la Casa del ricordo e della Memoria, dal titolo “ Le Donne della Costituente” rende onore alle 21 donne che si sono spese per individuare la strada più efficace ad aprire le porte ad una politica di genere e di pari opportunità che è nostro dovere non solo conservare, ma rafforzare con la piena consapevolezza che la donna è un universo plurale nella sua unicità identitaria.