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Coinvolta nell’incidente in cui morì il suo bimbo: assolta la donna accusata di omicidio colposo

Si è chiusa a distanza di anni, con un verdetto di non colpevolezza, la terribile vicenda che ha coinvolto una donna di Campobasso, che undici anni fa guidava l’auto che si scontrò con un furgoncino sulla tangenziale. Lei ferita, il figlioletto di 5 anni perse la vita


CAMPOBASSO. Ritenuta responsabile dell’incidente stradale in cui perse la vita il figlioletto di 5 anni che viaggiava con lei, e processata per omicidio colposo. Una terribile vicenda, quella vissuta da una donna di Campobasso, che si è conclusa soltanto ieri, quando la Corte d’Appello l’ha ritenuta non colpevole del reato, accogliendo la tesi della difesa.

Una vicenda cominciata nel pomeriggio del 29 gennaio 2007, quando la donna, a bordo della sua Land Rover, aveva imboccato la tangenziale est diretta al centro commerciale, viaggiando a circa 50 chilometri orari e tenendo la destra. Con lei in macchina il bambino. All’improvviso l’auto si era posta in obliquo sulla carreggiata, mentre dal senso opposto arrivava un furgoncino Iveco. Quindi lo scontro. A seguito dell’impatto la donna rimase gravemente ferita e perse i sensi, mentre il piccolo di lì a poco morì.

A seguito dell’accaduto la donna è stata iscritta nel registro degli indagati e processata per omicidio colposo. In giudizio i consulenti delle parti, pur ricostruendo in modo articolato la dinamica dell’incidente, non erano riusciti a ricostruirne nel dettaglio le cause. Consulenti che avevano precisato che il bimbo viaggiava su un seggiolino omologato e allacciato alle cinture di sicurezza, mentre la macchina era in perfetto stato d’uso.

La difesa, assunta dall’avvocato Costantino D’Angelo, è riuscita però a individuare uno dei testimoni oculari presenti all’atto dell’incidente, che ha descritto in dibattimento ciò che ha visto in quel momento, raccontando il tragico episodio conseguente allo scontro tra i due veicoli.

Teste che ha riferito al giudice che seguiva la Land Rover, che viaggiava ad una velocità di circa 50 chilometri e mantenendo rigorosamente la sua destra. Per cause inspiegabili, la macchina della donna aveva a un certo punto assunto una posizione obliqua sulla carreggiata, ponendosi a cavallo sulla linea di mezzeria. Da lì a qualche istante l’arrivo dal senso inverso di un camioncino Iveco, che si andava a schiantare violentemente sulla parte anteriore della Rover, provocando una “nuvola di fumo” e terminando la sua corsa su una strada laterale adiacente la tangenziale, mentre la Rover veniva sbalzata all’indietro per circa 20-30 metri.

La difesa ha sostenuto che non è stata raggiunta la prova che l’incidente si sia verificato per responsabilità della donna, “in quanto la posizione obliqua assunta dalla Rover sulla carreggiata si è verificata per cause rimaste ignote, comunque non riconducibili ad una manovra della predetta: sorpasso o di cambio carreggiata”.

Tra l’altro il dolore inumano sofferto dalla mamma si è accentuato per il fatto che è stata ritenuta responsabile di aver causato l’incidente, in cui ha perso la vita il figlioletto.

In udienza la Corte d’Appello di Campobasso ha posto fine alla terribile vicenda, ritenendo che non vi fossero elementi di colpevolezza a carico della donna. Che all’esito del giudizio è scoppiata in un pianto liberatorio.

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