Abusi nella diocesi, il vescovo di Isernia: “Chiedo perdono”. E annuncia provvedimenti

Ed ecco la presa di posizione ufficiale.Ora posso dirlo a chiare lettere: a proposito dei fatti in questione, anche se penalmente non ci fosse rilevanza, canonicamente, cioè secondo le regole che come Chiesa ci siamo dati, siamo in dovere di prendere provvedimenti disciplinari, perché non possiamo accettare fraintendimenti. Sappiate, dunque, che sono stati avviati o in procinto di esserlo dei procedimenti canonici. Tuttavia, – prosegue monsignor Cibotti – questo non mi impedisce di guardare con misericordia i sacerdoti coinvolti in queste vicende e i confratelli che hanno attraversato esperienze simili: la nostra fragilità non toglie nulla al Vangelo e alla sua capacità di servire la felicità della persona; la nostra fragilità non impedisce a Dio di operare cambiamenti e conversione anche nel cuore di chi sbaglia”.

“Per questo – aggiunge Cibotti – innanzitutto desidero chiedere perdono, anche a nome di tutta la Chiesa Diocesana: a chi soffre nel presente e a chi ha un passato di profondo dolore, alle singole persone e alle loro famiglie, alle Comunità parrocchiali coinvolte in vario modo.

Chiedo perdono per le vicende passate e per quelle che hanno ancora forti ripercussioni nel presente. Sono qui per questo. Ma permettetemi di aggiungere ancora un’ultima parola: grazie. Grazie a chi ci aiuta a fare più trasparenza, per amore alla verità e alla giustizia. È mio profondo desiderio veder guarire questa Chiesa dai propri mali, attraverso opere di carità concreta e attraverso percorsi di formazione permanente del clero.

Grazie a chi avrà il coraggio, dopo questi eventi, di presentare a me, come Vescovo, situazioni in cui sacerdoti o cristiani hanno tradito, non hanno dato buona testimonianza”.

Cibotti, dunque, sulla scorta delle via tracciata da Papa Francesco apre al confronto; anche a quello che fa male. E lancia un messaggio alle vittime. “Mi rivolgo a coloro che hanno visto la loro vita segnata per sempre: sappiano di trovare in me e nella Chiesa che mi onoro di servire ascoltatori attenti, disponibili a fare la propria parte fino in fondo e a indirizzare alla magistratura, lì dove le competenze del solo Tribunale Ecclesiastico non fossero sufficienti. Questo risulterà fondamentale – conclude – per restituire a questa Chiesa la credibilità e l’onestà che le derivano dall’operato di tanti uomini e donne di buona volontà”.

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