Enrico Colavita ‘riparte’ da Sant’Elia a Pianisi: “Voglio raccontare il Molise nel mondo”

Parte stamani, dal paese natio, il primo comizio della campagna elettorale che toccherà tutti i comuni della regione. Dalla conquista del mercato americano alla candidatura da indipendente nel Pd, sul maggioritario al Senato: la storia vincente dell’imprenditore il miglior biglietto da visita

CAMPOBASSO. Prende il via dal suo paese, Sant’Elia a Pianisi, la campagna elettorale di Enrico Colavita, candidato sul maggioritario al Senato per il Pd. Una candidatura accettata da indipendente. Presidente dell’omonima azienda molisana che esporta olio in tutto il mondo, Cavaliere della Repubblica e per due volte presidente sia della Camera di Commercio sia degli industriali molisani, carica quest’ultima dalla quale si è dimesso per poter affrontare la competizione elettorale, di Colavita si percepisce subito un immediato senso pratico, unito a quello di una simpatia spontanea con spiccate doti relazionali. È così che si presenta chi, con umiltà, continua a raccontare il Molise nel mondo, decidendo ancora una volta di mettersi al servizio della sua terra e della sua gente. Proprio quella che incontrerà stamani, 4 febbraio, alle 11.30, per la prima uscita ufficiale di una campagna elettorale che toccherà tutti i comuni del Molise.

Ha portato il nome del Molise in tutto il mondo, ma il Molise che cosa significa per Enrico Colavita?
“Le radici della mia famiglia, ma anche i valori. Ho sempre cercato la mia strada ricordandomi da dove sono partito. La mia storia rappresenta una testimonianza di positività per i molisani. Si può partire dal Molise ed essere protagonisti nel resto del mondo: è questo il messaggio che voglio arrivi soprattutto ai giovani. Mi piacerebbe che andassero nel mondo con la consapevolezza delle loro radici e dei loro valori da molisani. A questa terra dico grazie per avermi insegnato tanto: lo spirito di sacrificio, l’esigenza di dialogare e unirsi con gli altri per superare le difficoltà, il tentativo continuo di recuperare senza distruggere, di costruire nel rispetto delle regole e, soprattutto, guardare al futuro con positività”.

Che hanno i molisani che gli altri non hanno?
“La semplicità del nostro modo di porci. La facilità e la spontaneità nell’approcciarci al prossimo. La voglia di credere ancora alle persone”.

Pensa che sarà ‘dura’ come campagna elettorale?
“Nella vita nulla è semplice. L’impegno fa la differenza. Ho accettato questa sfida da cittadino e imprenditore che si pone al servizio della regione. Mi metto in gioco. Forse avremmo dovuto farlo in passato”.

Da dove dovrebbe partire il Molise?
“Dalla condivisione. La stessa autonomia del Molise può essere preservata solo con prospettive per la crescita. È vero, sono stati anni di crisi, con momenti difficili per i paesi occidentali. Oggi la ripresa appare comunque consolidata, in Europa di più rispetto all’Italia. In un paese che sembra ancora arrancare bisogna far prevalere il senso di comunità, il bisogno di stringersi in un corpo unico per affrontare tutti insieme le difficoltà. In tutti i settori è necessario fare sintesi”.

Ha detto di volersi mettere in gioco con spirito di servizio. In che senso?
“Nel senso che non mi tiro indietro. La politica non era una mia aspirazione, ma quando mi è stata data la possibilità, dopo un’attenta riflessione, ho capito che era giusto così. Mi metto in gioco. Forse avremmo dovuto farlo in passato. È con questo spirito che ho accettato la candidatura. Affronto questa sfida da cittadino e imprenditore che si pone al servizio della regione. La politica non è qualcosa da cui prendere le distanze, perché rappresenta tutti. Ognuno di noi. Ecco perché lasciare spazio al populismo, senza mettersi in gioco, significa anche rinunciare al futuro. Cedere all’antipolitica significa deviare il sentiero della giusta direzione. Significa arrendersi a un modello distruttivo”.