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‘Ndrangheta e mafia foggiana attive in Molise, pubblicata la relazione della Dia

Nel rapporto semestrale, la direzione investigativa antimafia rivela la presenza e l’attività sul territorio regionale della criminalità organizzata italiana, cui vanno aggiunti i sodalizi criminali albanesi e romeni


TERMOLI. E’ stata resa nota la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, relativa ai primi sei mesi del 2017. Gli uomini della Dia scrivono che “in Molise non si registrano presenze strutturate di sodalizi criminali”, anche se operano attivamente famiglie della “camorra, ‘ndrangheta e mafia foggiana”.

“Le aree potenzialmente più critiche – scrive la Dia – dove si sono verificati episodici tentativi di penetrazione nella realtà criminale locale”, sono la fascia adriatica e le zone del Sannio e del Matese, quest’ultima per la vicinanza con la Campania e la conseguenza “zona di influenza dei Casalesi”. Zone che hanno la funzione di “ampliare il mercato degli stupefacenti e il riciclaggio” a anche di essere “luogo di rifugio per latitanti“. A tal proposito, va ricordata la confisca fatta nell’aprile 2017 dalla Guardia di Finanza “di beni mobili e immobili e quote societarie, per circa 320 milioni di euro, nei confronti di due fratelli, inseriti nel clan napoletano Contini“. Tra i beni confiscati, figurano due impianti di distribuzione di carburante ubicati in provincia di Isernia, e un analogo impianto, con annessi bar e tabaccheria, in provincia di Campobasso.

Non solo camorra, ma anche la ‘ndrangheta con la presenza del clan Ferrazzo di Mesoraca (Kr) che operava tra Abruzzo e Molise e l’ Operazione Isola Felice, conclusa nel mese di settembre del 2016 dall’Arma dei Carabinieri, con l’esecuzione di una misura cautelare a carico di 25 soggetti. In questo caso, il capo ‘ndrina non solo aveva scelto di stabilire ufficialmente la propria residenza nella provincia di Campobasso, ma si era di fatto reso promotore di una associazione criminale composta sia da calabresi che da siciliani , la famiglia Marchese di Messina, che operava tra il basso Molise e la provincia di Chieti.

Infine, la presenza sulla costa della Mafia Foggiana e dei suoi sodalizi con la criminalità albanese e romena. Il filo rosso che unisce i vari gruppi criminali dell’area è il traffico di stupefacenti. In questo mercato si sta facendo largo il crimine organizzato dall’Albania. “Non a caso – riporta al Dia – la nutrita presenza di gruppi albanesi operativi nell’area è la riprova di come l’intera zona sia diventata uno degli snodi fondamentali del narcotraffico nazionale”. Così come rimangono costanti le attività estorsive degli stessi e, parallelamente, aumentano i cosiddetti “reati spia”, ossia danneggiamenti e atti intimidatori nei confronti di operatori di settori trainanti dell’economia locale, quali il commercio, l’edilizia, il turismo e l’agricoltura. A tal proposito, ad esempio, bisogna ricordare l’abbattimento di sette ettari di vigneto a Nuova Cliternia, una frazione del comune di Campomarino, nel settembre scorso.

Per ultimo, gli uomini della Dia, segnalano sul territorio regionale le attività della criminalità di Cerignola e della criminalità organizzata romena. In particolare questi sarebbero i colpevoli dei tanti furti fatti agli sportelli elettronici di banche e poste in regione. I primi, oltre a operare nel loro territorio di appartenenza prevalentemente il basso Tavoliere, “sono molto presenti anche in territorio extraregionale”. I secondi, la criminalità romena, inizia a radicarsi,e farsi largo nel contesto criminale italiano, “lungo tutta la costa adriatica e opera in collaborazione con la criminalità locale”.

Alessandro Corroppoli

 

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