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Mancati rimborsi, il M5s: “Restituiti 23 milioni di euro, chi ha sbagliato è fuori”

Il contrattacco dei pentastellati sulla polemica lanciata dagli altri partiti, sulla questione dei portavoce del Movimento che non hanno ridato indietro tutto quello che avrebbero dovuto. In Molise accantonati quasi 550mila euro


CAMPOBASSO. Polemica sui mancati rimborsi da parte degli amministratori del M5s, gli attivisti passano al contrattacco. “Oggi – hanno dichiarato – tanti candidati molisani dei vecchi partiti che per anni hanno mangiato soldi pubblici a piacimento fanno la morale al MoVimento 5 Stelle sulla questione dei rimborsi. Il nostro candidato premier Luigi Di Maio ha già specificato che alcuni portavoce hanno violato le regole e non hanno donato tutto quello che avrebbero dovuto: un tradimento dei nostri principi e della fiducia dei nostri iscritti. Per questo saranno cacciati dal MoVimento e si sono impegnati a rinunciare all’elezione”.

“La stragrande maggioranza dei nostri portavoce – hanno aggiunto – ha ottemperato gli impegni presi e infatti nel fondo per il Microcredito ci sono oltre 23 milioni di euro. Non facciamo sconti a nessuno, tanto meno a noi stessi. Restiamo orgogliosi di quello che è il MoVimento 5 Stelle. Da noi se non rinunci ai privilegi sei fuori, ma anche se cambi casacca sei fuori”.

Quindi il riferimento alla situazione regionale. “In Molise i nostri portavoce in Consiglio regionale Patrizia Manzo e Antonio Federico hanno rinunciato a oltre 549 mila euro. Se lo avessero fatto tutti i consiglieri, avremmo risparmiato cinque milioni di euro in cinque anni”.

“La rinuncia – hanno alzato il tiro – è un atto nobile, un patto con i cittadini, ma non accettiamo lezioni da chi ha sempre respinto le nostre proposte di riduzione dei costi della politica, da chi non ha rinunciato a un euro del proprio stipendio.I parlamentari Pd non hanno restituito un centesimo. Ognuno di loro ha preso una media di 145 mila euro mentre milioni di italiani sono in condizioni di povertà. A livello nazionale abbiamo restituito 23 milioni di euro grazie ai quali sono state create settemila aziende per 14 mila posti di lavoro. Oggi ci attaccano in merito a un regolamento interno, quello della restituzione volontaria dello stipendio. Gli altri partiti non solo non restituiscono un euro ai cittadini, ma si intascano pure i rimborsi elettorali”.

“Ora hanno anche il coraggio di farci la morale – conclude il M5s – Se ci sono stati degli errori o qualcuno ha fatto il furbo è giusto che paghi e che se ne assumi la responsabilità. Ma gridare allo scandalo e inventarsi termini come ‘rimborsopoli’ per creare nell’immaginario collettivo chissà quali ruberie è paradossale e scorretto. Non c’è alcun reato. Non si può accettare che la mancata restituzione di una piccolissima parte del totale riferito alla restituzione non dovuta del proprio stipendio sia demonizzata e paragonata, solo per fare un esempio, ai 48 milioni di euro di soldi pubblici spariti dalle casse della Lega tanto cara a Salvini, per cui sono stati condannati Umberto Bossi, suo figlio e il tesoriere Belsito per truffa ai danni dello Stato”.

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