HomeNotizieCRONACAIncubo di famiglia, l’analisi di una strage

Incubo di famiglia, l’analisi di una strage

L’approfondimento dei tragici fatti di Rende a cura dell’esperta che indaga i ‘moti’ dell’animo umano


D.ssa R.Francesca Capozza*

Una strage di famiglia è quella che si è consumata pochi giorni fa’ in un paesino in provincia di Cosenza, Rende. Padre, commerciante 57 enne, madre casalinga 59enne e figli (la ragazza, operatrice di call center 31enne e il ragazzo, studente 26enne) uccisi nella loro villetta, i primi 3 nell’ingresso e l’ultimo in una stanza. In casa sono state ritrovate 2 pistole. La morte è avvenuta per arma da fuoco, ma il killer ha prima riservato alle 2 donne numerose coltellate ed ai figli il “colpo di grazia” finale, sparando alla testa da vicino. Proprio questi elementi di accanimento rivelano la «passionalità» del gesto, la rabbia, l’impulsività dell’atto omicidiario, rimandando all’esistenza di un forte legame tra il killer e le vittime e circoscrivono quindi l’evento all’ interno della famiglia stessa. Gli accertamenti sono ancora in corso, l’esito degli esami balistici e dello stub potranno fornire elementi informativi cruciali per la ricostruzione della mattanza, considerando le 2 pistole e i possibili tentativi di difesa (come testimoniano le ferite da coltello sulle mani della figlia). La prima ipotesi formulata è quella dell’omicidio- suicidio ad opera del capo famiglia che, dopo l’assassinio ha rivolto la pistola contro se stesso, sparandosi in bocca. Non erano noti problemi economici o di salute per i membri di questa famiglia. Spesso nessun elemento “premonitore” è evidenziabile dall’“esterno”. Si tratta, infatti, con frequenza di tragedie che si consumano integralmente all’interno delle relazioni e delle dinamiche intrafamiliari, tragedie che cominciano a sedimentarsi all’interno di legami quotidiani che si macchiano del dolore personale e relazionale dei membri della famiglia, un disagio con cui si prova a convivere o che si tenta di soffocare in una vita apparentemente regolare, ma che invece porta incontrovertibilmente all’epilogo finale. Una sofferenza non espressa all’esterno, non comunicata che trova la sua fine là dove è il suo inizio. Al momento, secondo gli elementi finora raccolti e disponibili, sembra che la strage, il “Family mass murder”, sia avvenuta nell’ambito di una lite. Solo l’autopsia psicologica delle vittime, ovvero l’attenta ricostruzione della vita, delle abitudini, delle attività, dei bisogni, delle frequentazioni, dei problemi, delle difficoltà, dei progetti delle stesse consentirà di ricostruire le possibili motivazioni sottese a tale evento sanguinario. Al momento sembra di essere dinanzi ad un Spontaneous domestic homicide, ovvero un omicidio non programmato sviluppatosi spontaneamente all’interno di circostanze familiari estemporanee. Il family mass murderer, fa strage della propria famiglia spesso come esito di una ribellione esplosiva, durante un violento litigio conseguente alla avvertita oppressione della propria individualità. Uccide travolto da forti passioni, scariche emotive incontrollabili spesso a seguito di un evento scatenante più o meno grave che rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso e il soggetto «passa all’azione» (acting out etero e autoaggressivo), uccidendo se stesso e i familiari. L’azione si configura una Declaration de possesion: omicidio come dichiarazione di possesso verso la famiglia su cui si ha «potere assoluto» anche di morte.  Le cause principali restano di natura psichiatrica o psicologica: malattie mentali (depressione maggiore, sindromi paranoiche/persecutorie); stragi come reati impulsivi, occasionali, legati a difficoltà relazionali intrafamiliari.

*Criminologa Psicologa Psicoterapeuta

 

 
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