Fiat verso l’abbandono del Diesel, Petraroia: “Timori per lo stabilimento di Termoli”

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Dopo l’indiscrezione pubblicata dal ‘Financial Times’, sull’intenzione di Marchionne di stoppare la produzione di auto a gasolio. L’invito alla politica a far pressione sul nuovo Governo nazionale e l’attesa per la pubblicazione del nuovo Piano industriale


CAMPOBASSO. L’indiscrezione pubblicata sul ‘Financial Times’ sull’addio al Diesel dal 2022, da parte del Gruppo Fiat-Fca gela il Molise più dell’eccezionale ondata di maltempo che ha paralizzato l’Italia in queste ore.

Una notizia giornalistica sulla quale punta il dito il consigliere regionale Michele Petraroia, che esprime l’auspicio di una secca smentita da parte dell’amministratore delegato Sergio Marchionne. La conferma arriverà in occasione della presentazione del Piano Industriale per il prossimo quadriennio, previsto per 1 giugno 2018. Una decisione che sarebbe dovuta ai crescenti costi dei motori a gasolio, per le più stringenti normative sulle emissioni e al forte calo della richiesta di auto diesel.

“Come sanno i dipendenti dello stabilimento di Termoli – chiarisce infatti Petraroia – l’eventuale abbandono del Diesel arrecherebbe un duro colpo alle prospettive produttive ed occupazionali negli impianti Fiat del Basso Molise, pregiudicando il futuro dell’unico vero polo industriale regionale. Al cospetto di strategie globali predisposte da una multinazionale che ha già spostato la sede legale e fiscale in altri paesi europei, e che ha fabbriche e jointe-venture in Asia, Sudamerica, Europa e America del Nord, i margini d’intervento per l’Italia sono residuali e quelli del Molise sono quasi nulli”.

“Ma questa consapevolezza – ha aggiunto il consigliere – non deve indurci a non unire le forze e non tentare di intraprendere ogni iniziativa a tutela dello stabilimento di Termoli. D’altronde i principali dirigenti sindacali nazionali del settore hanno già proposto alla Fiat-Fca, di prevedere una nuova missione produttiva per la fabbrica del Molise con l’obiettivo di non far disperdere un patrimonio di competenze professionali di alta qualità, che non teme confronto con ogni altro stabilimento del Gruppo”.

Una questione da seguire, rimarca ancora, dopo l’insediamento del nuovo Governo nazionale. “Il Molise – ha affermato ancora Petraroia – è già alle prese con il rispetto degli impegni del Gruppo Amadori per la stipula del Contratto di Sviluppo presso il Ministero che traccerebbe i tempi del rilancio del settore avicolo, mentre non sono chiari i tempi di investimento delle imprese che hanno partecipato al bando Invitalia per l’Area di crisi industriale complessa. Dismesso il comparto bieticolo-saccarifero e ridotta all’irrilevanza economica la filiera tessile, con l’edilizia che ha perso 5mila addetti su 10mila dal 2008 al 2017, il Molise ha il dovere di difendere le proprie attività produttive, adoperandosi con politiche industriali finalizzate a migliorare la competitività delle nostre imprese sui mercati”.

“Sarebbe auspicabile immediatamente dopo il 4 marzo – ha concluso – porre attenzione sul comparto lattiero-caseario intervenendo anche a supporto di aziende coinvolte in vicende giudiziarie che rischiano di pregiudicare decenni di sacrifici, investimenti e lavoro. Pur rispettando l’autonomia della magistratura, le istituzioni regionali e locali, hanno il dovere di verificare la possibilità di preservare attività, produzioni e posti di lavoro, evitando di assistere passivamente alle sofferenze di un’azienda significativa del settore”.