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Lavoro, Leva: “Basta con la precarietà e più contratti a tempo indeterminato”

SPAZIO ELETTORALE/ Il deputato di Liberi e Uguali pone ancora una priorità dell’agenda politica e invoca maggiori tutele per i lavoratori e interventi per disincentivare la delocalizzazione delle aziende


ISERNIA. Torna a porre al centro del dibattito politico il tema del lavoro, detta un principio e avanza delle proposte. Si tratta dell’onorevole Danilo Leva, per il quale è necessario restituire centralità al valore del lavoro, chiudendo la stagione della precarietà.
“Abbiamo vissuto anni disgraziati, – afferma il candidato di Liberi e Uguali alla Camera dei deputati sul collegio uninominale di Isernia – in cui la precarizzazione del lavoro è diventata precarietà di vita per le giovani generazioni”.

Ed ecco alcuni dati. “Il Jobs act – osserva Leva – ha prodotto più sfruttamento e più incertezza: su 497 mila nuovi contratti di lavoro nel 2017, ben 450 mila, ossia 8 su 10, sono a tempo determinato. A questo aggiungiamo che quest’anno solo il 30 % dei contratti depositati al Cnel è stato sottoscritto dalle organizzazioni sindacali più rappresentative. Ciò significa che la restante parte, il 70 percento di quei contratti, è pirata. Tutto questo rende il lavoro meno sicuro, sottopagato e senza tutele. Allora basta con stage e contrattini che non prevedono nemmeno la giusta remunerazione. Bisogna, invece, restituire centralità sul piano normativo al contratto a tempo indeterminato, – prosegue l’onorevole Danilo Leva – garantire la parità salariale tra uomini e donne ed anche a chi svolge le stesse mansioni, incidendo sulla normativa sugli appalti. E, soprattutto, bisogna dare riconoscimento soltanto ai contratti collettivi di lavoro siglati dalle organizzazioni sindacali. Il lavoro deve essere più tutelato”.

Una riflessione l’esponente di LeU la dedica anche all’attuale tema delle multinazionali che trasferiscono la produzione all’estero. “E’ necessario disincentivare le delocalizzazioni – conclude Danilo Leva – costringendo, sul piano normativo, quelle aziende a restituire tutte le sovvenzioni pubbliche incassate per anni. Non si può andare avanti con la concorrenza sleale e non si può scaricare sulla pelle dei lavoratori questioni che non hanno nulla a che vedere neppure con la competitività. Su questo le istituzioni devono essere serie”.

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Alessandra

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