L’analisi del voto/ Cinque Stelle ‘cannibali’: big locali di ogni schieramento sconfitti dappertutto, anche nei propri feudi elettorali. Centrosinistra a picco: dal 2013, persi circa 22.500 mila voti alla Camera, oltre 23mila al Senato. E i pentastellati guadagnano oltre 26mila voti per Montecitorio, circa 25.800 per Palazzo Madama, intercettando tutti i delusi. Iorio e Patriciello in affanno, ma il centrodestra tiene grazie alla Lega. Delusione cocente per Leva, beffato due volte
di Pasquale Bartolomeo
CAMPOBASSO-ISERNIA. No a Iorio. No a Patriciello. No a Leva. No a Fanelli. No a Venittelli. Poi, ancora, no a Facciolla. E, per via indiretta, no anche a Frattura. No, no e poi no: tutti a casa.
Il messaggio, forte e chiaro, è arrivato con la forza di uno tsunami dai quattro angoli della regione: il voto delle Politiche in Molise è stato un referendum sulla vecchia classe dirigente, di destra e di sinistra, cui i molisani hanno detto “basta” in maniera plebiscitaria, bocciandola senza appello dal Matese al Fortore. L’establishment, ripresentatosi in blocco ai nastri di partenza con ricollocazioni più o meno evidenti, non ha saputo interpretare il sentimento popolare: invece di capirne le paure, ha tentato invano di esorcizzarle, attestando così un sempre maggiore scollamento con la società civile. Risultato: il popolo molisano gli ha voltato le spalle, forse per sempre, azzerando gli ultimi venti anni di potentati locali in salsa molisana, polverizzati dal ciclone a Cinque Stelle.
Due le certezze da cui partire, in Molise: fine del tripolarismo, con i due blocchi di centrodestra e dei Cinque Stelle che schiacciano in mezzo il centrosinistra. E mutazione genetica dei moderati, che innalzano il vessillo dell’invidia sociale, da sempre bandiera grillina, e imboccano la strada della protesta radicale, antagonista e antisistema. È il trionfo della proposta securitaria e antieuropeista della Lega e del pauperismo a Cinque Stelle. Nel 2013, da queste parti la Lega Nord faceva registrare lo 0.18 per cento alla Camera; oggi, invece, a guida Salvini, decolla al 9.66 per cento; una crescita inferiore soltanto al risultato ‘stellare’ dei grillini che, dall’ottimo 27.69 per cento di cinque anni fa, balzano addirittura a un 41.53 per cento, che ricorda i tempi d’oro della ‘Balena Bianca’ democristiana di cui resta orfano il sistema politico italiano. Come orfano resta il Molise della tenuta degli accordi trasversali che hanno visto gli stessi protagonisti, per anni, cambiare casacca ma restare sempre a galla.
L’asse tra Iorio e Patriciello, incrinatosi cinque anni fa con la ‘creazione politica’ di Frattura (di cui Leva e Roberto Ruta portano, anch’essi, l’indelebile paternità), non ha retto sotto la gragnuola di colpi dei Cinque Stelle. Primi o secondi praticamente ovunque, i pentastellati hanno ‘sfondato’ perfino nei feudi un tempo considerati inespugnabili. E battuto in casa le corazzate di cui disponevano gli avversari, schierati a ranghi più o meno serrati per l’occasione, ma incapaci di contenerne l’onda d’urto.