Isernia, tutto pronto per la Via Crucis dei Lavoratori

La diocesi organizza per il 25 marzo una manifestazione sacra in occasione della Domenica delle Palme, inizio della Settimana Santa


ISERNIA. I fedeli pentri ‘saluteranno’ l’arrivo della Settimana Santa con la Via Crucis dei lavoratori, l’evento sacro organizzato in città dalla diocesi per il 25 marzo, a partire dalle 20:30, con un itinerario che va dalla Chiesa di San Pietro Celestino per giungere fino alla Cattedrale San Pietro Apostolo.
“Quest’anno – si legge in una nota stampa – il tragitto di Gesù fino al Calvario viene percorso idealmente riflettendo sulla condizione del lavoro nel nostro territorio, particolarmente provato da una crisi dalla quale si fatica ad uscire. La Via Crucis ad Isernia vedrà il coinvolgimento di tutti i movimenti ecclesiali della Diocesi, riuniti nella Consulta delle Aggregazioni Laicali, che avranno il compito di coinvolgere in questo importante momento di preghiera e di riflessione i tanti lavoratori, disoccupati e giovani della nostra realtà diocesana che chiedono e meritano aiuto, solidarietà nelle difficoltà, un mondo più giusto e più fraterno che alla logica del profitto e dello sfruttamento sostituisca la logica dell’amore e del vero rispetto della dignità di ogni persona. Gesù sulla croce manifesta in maniera evidente che non siamo soli in questa situazione di dolore e rassegnazione, nella prospettiva solidale di un futuro migliore. La mancanza di una prospettiva in campo lavorativo – ancora la diocesi – produce un diffuso sentimento di rassegnazione e di sofferenza in tanti giovani il cui futuro in questa terra risulta gravemente compromesso. La via Crucis ci ricorda la sofferenza non solo di coloro che non hanno un lavoro ma anche di quanti, pur essendo occupati, vengono sottoposti a condizioni troppo pesanti in un contesto di forte precarietà”.
Quindi la chiosa affidata alle parole proferite da Papa Francesco in Molise: “Non avere lavoro non è solo non avere il necessario per vivere: no, noi possiamo mangiare tutti i giorni, andare alla Caritas o altre associazioni. Il problema è non portare il pane a casa, questo toglie la dignità. Il problema più grave non è la fame, è la dignità: dobbiamo difenderla”.

 

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