Alla vigilia della presentazione delle liste duro il giudizio dell’ex senatore, anche sul metodo utilizzato nel centrodestra per indicare Donato Toma
CAMPOBASSO. “Nel Molise non esiste un centrosinistra e neppure un centrodestra, ma soltanto un centro affari”. Drastica la valutazione della situazione politica fatta alla vigilia della presentazione delle liste dal senatore uscente Uisse Di Giacomo, anche alla luce dei colpi di scena degli ultimi giorni.
“Le schermaglie per la presentazione delle liste e per la conseguente definizione degli schieramenti stanno per giungere a termine – ha dichiarato Di Giacomo – Una fase travagliata e piena di colpi di teatro sia nel centrodestra che nel centrosinistra, con la scena occupata prevalentemente da personaggi degni di una operetta. Il centrosinistra – ha aggiunto – fin da subito si è diviso sulla impossibile riproposizione di Frattura alla presidenza della regione, con la nascita di una larga coalizione capitanata da Ruta che chiedeva discontinuità con un governo regionale francamente improponibile”.
“Le scaramucce e i diktat sono andati avanti per mesi – ha rimarcato ancora l’ex parlamentare – fino a ventiquattro ore dalla presentazione delle liste quando si è trovata l’intesa su Carlo Veneziale, braccio destro di Frattura, e che nel suo ruolo di assessore esterno ha condiviso le peggiori nefandezze di questo governo regionale. Questa decisione, naturalmente, invece di unire ha creato una ulteriore divisione nel campo della sinistra, che si prepara ad affrontare queste elezioni in condizioni pressoché disperate nel nome dell’agnello sacrificale Veneziale”.
Ma nel centrodestra, ha aggiunto Di Giacomo, è successo di peggio, se possibile. “Oltre un anno fa – la sua valutazione politica stato costituito un ‘tavolo di concertazione’ al quale partecipava di tutto: responsabili di partiti o sedicenti tali che vi sedevano come presunti portatori di liste, e che arrivati al dunque hanno dimostrato di non rappresentare nessuno se non loro stessi; esponenti di movimenti civici che sbandieravano decine di liste, e che a stento candidano se stessi; personaggi che di mattina partecipavano alle riunioni di maggioranza con Frattura e di sera pretendevano di dettare legge nel centrodestra. Il tutto sotto l’occhio vigile e interessato di qualcuno che ritiene che le elezioni si tengano non per dare un governo al Molise bensì per salvaguardare i propri consistenti interessi”.
“Dopo aver bruciato la candidatura del giudice Enzo Di Giacomo, persona di alto profilo e di riconosciuta capacità, che si è defilato non appena ha capito con chi aveva a che fare – ha rimarcato ancora Ulisse Di Giacomo – la pseudo-coalizione si compattata su un nome che qualcuno nega di aver fatto e che qualcun’altra invece aveva già pronto: Donato Toma. Sia chiaro, non ho nulla di personale contro Toma. La mia avversione è per i metodi utilizzati e soprattutto per quello che c’è dietro Toma: gli stessi uomini, lo stesso schieramento e le stesse motivazioni che si coagularono dietro Frattura nel 2013 e che vogliono riproporre lo stesso sistema nel centrodestra, con la partecipazione di nani e ballerine guidati e controllati dai soliti noti. Insomma, nel Molise non esiste ne’ un centrodestra ne’ un centrosinistra, ma soltanto un centro affari. Una questione morale che rappresenta il vero dramma di questa regione, e sulla quale il popolo molisano è chiamato a decidere con il voto del prossimo 22 aprile”.
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