La richiesta ufficiale all’indirizzo di Cotugno, Di Nunzio e Micone, ora candidati nel centrodestra, rispettivamente presidente del Consiglio regionale e vertici della Prima e Seconda commissione consiliare
CAMPOBASSO. Si appella alla coerenza e chiede le dimissioni dalle cariche istituzionali degli eletti in Consiglio regionale con il centrosinistra e ora passati al centrodestra.
A parlare è il consigliere regionale uscente, candidato a sostegno di Carlo Veneziale con la lista ‘Insieme per il Molise’, Salvatore Ciocca. E i destinatari della sua richiesta sono Vincenzo Cotugno, Domenico Di Nunzio e Salvatore Micone.
Ciocca, con una nota stampa pungente, riferisce di aver inoltrato un’istanza ufficiale in proposito, senza riscontri.
“Ho atteso, fino ad oggi, – si legge – un gesto di ‘dignità’ politica da parte dei colleghi, componenti della maggioranza di centrosinistra, che ricoprono ruoli istituzionali in seno al Consiglio regionale e che hanno scelto di candidarsi con lo schieramento opposto rispetto a quello che ha consentito la loro elezione rispettivamente nei ruoli di Presidente della massima assise e dei vertici della Prima e Seconda Commissione consiliare. Niente da fare – osserva Ciocca – nessuno dei tre ha inteso affrontare questa campagna elettorale rinunciando al proprio ruolo, che è espressione del voto dello schieramento dal quale hanno inteso prendere le distanze.
Evidenti motivazioni etiche e di opportunità politica – incalza il consigliere di centrosinistra – avrebbero dovuto essere ben considerate dai colleghi, quantomeno nei momenti immediatamente successivi alla ufficializzazione delle loro candidature tra le fila del centrodestra. Così non è stato”.
Ed ecco la decisione: “Per questo – prosegue Ciocca – ho inoltrato ai colleghi Cotugno, Di Nunzio e Micone una richiesta ufficiale di dimissioni da tali cariche elettive. Un atto dovuto, a mio avviso, nei confronti dell’elettorato che ci ha designato, cinque anni fa, in seno al Consiglio regionale. Elettorato di cui noi siamo espressione, ancora oggi. Quello stesso elettorato che, con i cambi di casacca e i salti della quaglia, viene sbeffeggiato. Non si può giocare contemporaneamente in due squadre antagoniste – conclude – Hanno preso responsabilmente una decisione e compiuto una scelta che, ritengo, debbano perseguire fino in fondo. Da ora”.
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