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Isernia incorona Salvini: bagno di folla per il nuovo leader del centrodestra

Il numero uno del Carroccio, in lizza per la presidenza del Consiglio, registra il tutto esaurito nel cinema Lumiere. “Se vinciamo le Regionali in Molise, avremo la spinta giusta per andare al governo”. Bordate di Mazzuto sui prefetti di Isernia e Campobasso (guarda la fotogallery a cura di Pino Manocchio)


di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Si toglie la cravatta, verde come da programma, e riscaldato dall’affetto del pubblico, sale sul palco di un cinema stracolmo che neanche per la prima di Zalone o dei Vanzina. Per lui, c’è perfino un ragazzino di 13 anni, che gli dice di essere lì per ascoltare un suo comizio, il primo della sua vita: segno che la politica non sta cambiando, è già cambiata.

Matteo Salvini sdogana definitivamente la Lega a Isernia: solo due anni fa, era il 6 marzo 2016, il leader del Carroccio aveva meno di cento persone, ad ascoltarlo. Ieri sera, 28 marzo, nel cinema Lumiere di via De Gasperi, ce n’erano almeno 500. Sedute, in piedi, perfino fuori dell’ingresso ad aspettarlo e acclamarlo: un bagno di folla.

Di ritorno da una prima tappa a Venafro presso la sede della Lega in corso Campano, anche’essa stracolma, Salvini arriva nel capoluogo pentro alle 20.45 circa, rigorosamente incollato al telefono. Qualche cronista scherza: “Parla con Di Maio”. Lui sorride e ribadisce: “Non cerchiamo voti nel Pd. Vogliamo dialogare con i Cinque Stelle. E alla Regionali, così come il 4 marzo abbiamo mandato a casa Renzi e il Pd, il 22 aprile libereremo il Molise dal malgoverno del Partito democratico. Spero vinca il centrodestra, con la Lega come garante delle buone politiche. Noi governiamo tante Regioni al Nord e bene, noi gli ospedali non li chiudiamo, come fa il Pd, anzi li apriamo. E spero che, dopo il 22 aprile, in questa regione di rosso ci resti solo il vino”.

Dentro la sala, a fare gli onori di casa, il coordinatore regionale leghista Luigi Mazzuto, che su Salvini e la Lega ci aveva visto lungo in tempi non sospetti. L’ex presidente della Provincia di Isernia fa salire sul palco i 20 candidati in lista e scalda subito la sala sui temi del momento. “Io non mi sono candidato alle Regionali per il necessario rinnovamento della politica, un tema che la classe dirigente di questa regione non ha voluto. Per questo abbiamo trovato il nostro candidato presidente solo dieci giorni fa. Purtroppo, qui si parla ancora solo di poltrone; altrove, con i colleghi della Lega, si parla di problemi del territorio”. Poi il tema dell’immigrazione, il cavallo di battaglia della Lega: “In Molise ci sono 6mila clandestini. Senza benefici per noi e per loro. Tutta questa gente, qui per noi, è un avviso di sfratto per i prefetti di Isernia e Campobasso”, fautori, a suo dire, degli Sprar a tutti i costi a scapito delle amministrazioni locali.

Subito dopo, tocca al candidato presidente, Donato Toma, che accoglie i cinque punti programmatici della Lega per la Regione Molise, siglati da Salvini in persona, ringrazia Mazzuto e la Lega per aver saputo fare squadra nella coalizione di centrodestra e punzecchia il suo competitor Andrea Greco, candidato con i Cinque Stelle. “Ho visto che qualcuno, che conosco come un attore – così il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Campobasso – indossa giacca e cravatta. E allora, da oggi, li ho tolti. Sarò il punto di rottura. Non arriveremo secondi, noi vinceremo”.

In chiusura tocca a Salvini: “Su questo palco non c’è chi promette miracoli o 80 euro – esordisce – Già ci ha pensato qualcun altro prima di me ed è finita male. Conto di tornare in Molise da presidente del Consiglio. E voi, che votate il 22 aprile, dateci una mano. Tirate fuori l’orgoglio del Molise e dimostrate che non esistono regioni piccole. Se il 22 aprile il centrodestra vince le elezioni in Molise e il 29 fa lo stesso in Friuli, il governo lo facciamo noi. Avete una grossa responsabilità. Noi, se andremo al governo, saremo dalla parte dei più deboli. Faremo un Ministero per i diritti dei disabili. Porteremo l’assegno di invalidità civile a 500 euro e se Bruxelles ci dice che non si può fare, ce ne fregheremo. Lo faremo lo stesso: vogliamo una società più giusta. Se vado al governo – ha concluso Salvini – vado per cambiare l’Italia. Altrimenti, non vado”.

 

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