Il direttore del Centro Biocult Letizia Bindi esprime soddisfazione: “Lieti di aver contribuito con la preparazione di un documento di supporto contenuto nel dossier presentato”
CaAMPOBASSO. “Accogliamo con soddisfazione la notizia della candidatura della transumanza alla lista del patrimonio immateriale Unesco promossa dal ministero delle Politiche Agricole in rete con la Grecia e l’Austria e ci auguriamo che essa possa essere accolta”. Così il direttore del Centro Biocult dell’Unimol Letizia Bindi dopo la candidatura della transumanza.
Per la professoressa Bindi l’iniziativa del MiPAAF raccoglie e catalizza lo sforzo decennale di ricerca, sensibilizzazione e salvaguardia svolto dalle Università, “ma anche e soprattutto dalle associazioni locali, dalle comunità, dai singoli pastori e pastore”. Come centro di ricerca Biocult dell’Unimol sono lieti “di aver contribuito, almeno in parte, alla preparazione di questo dossier attraverso un documento di supporto e i nostri materiali di ricerca che documentano puntualmente il lavoro svolto sulla transumanza trasversale centro-meridionale, in particolar modo a partire dalla nostra ricerca-azione in Molise, Abruzzo, Puglia e altre regioni limitrofe, ma in forte relazione con altre esperienze italiane ed europee”.
Un lavoro di ricognizione degli studi e delle attività di ricerca sulla transumanza sono stati inclusi come buona pratica di salvaguardia e volutamente “nel nostro documento di supporto – continua la Bindi – abbiamo voluto ricordare la fitta rete di collaborazioni nazionali e internazionali che abbiamo instaurato nel tempo per restituire pienamente questo patrimonio bio-culturale che è uno dei più densi e rilevanti dell’Europa”.
La transumanza rinvia inevitabilmente al paesaggio ambientale e culturale che ha contribuito a definire nei secoli e richiede alle istituzioni locali e alle comunità “una cura dei segni di questo passato antico e recente che è anche sguardo verso un presente e un futuro di valorizzazione, rivitalizzazione e risignificazione degli spazi dedicati così come delle pratiche e dei prodotti che ne derivano”, continua il direttore del centro di ricerca Biocult. “Il nostro lavoro continua nella convinzione che solo da una ricerca multidisciplinare affinata e da azioni condivise e realmente partecipate con le comunità locali si possano far emergere e salvaguardare i sistemi di saperi, pratiche e luoghi connessi alla transumanza e al pascolo vagante in Italia e in Europa”, conclude la Bindi.
Alessandro Corroppoli
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