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Il cuore di Campobasso nel ‘Teco Vorrei’: tutta la città alla Processione del Venerdì Santo

Migliaia i fedeli in corteo, decine di migliaia i cittadini assiepati ai lati delle strade, che hanno assistito al passaggio delle statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata. La partenza dalla chiesa di Santa Maria della Croce, nel centro storico, la sosta davanti al carcere, per la preghiera del detenuto, i momenti più toccanti


CAMPOBASSO. Il calvario e la morte di Gesù rivissuti attraverso il canto del ‘Teco Vorrei’, lo struggente ‘Inno alla Madonna Addolorata’. Grandissima partecipazione e grande commozione a Campobasso per la Processione del Venerdì Santo. Migliaia di cittadini in corteo, decine di migliaia di fedeli, provenienti da tutto il Molise, assiepati sui lati delle strade per assistere al passaggio di Gesù Morto e dell’Addolorata, il momento più sentito della religiosità popolare e del Molise.

Ali di folla al passaggio del corteo, partito alle 18 dalla chiesa di Santa Maria della Croce, nel cuore del centro storico, visitata anche ieri sera per il tradizionale rito dei ‘Sepolcri’.

Campobasso risponde sempre con il cuore al Venerdì Santo. E lo ha fatto anche stavolta, in un Venerdì Santo dal clima diventato improvvisamente mite. Dopo il freddo e la neve di metà marzo. A guidare la processione l’Arcivescovo di Campobasso-Bojano Giancarlo Bregantini, affiancato dai rappresenti degli ordini religiosi, dagli amministratori e dai politici. Ma soprattutto da tantissimi cittadini, che all’appuntamento della processione non mancano mai.

Subito nelle strade della città sono risuonate le note del ‘Teco Vorrei’, eseguito per tutto il percorso, tra le vie del borgo antico e le strade del centro murattiano, dai 100 musicisti e dalle 700 voci del Coro dell’Addolorata, tutti vestiti di nero, gli uomini da un lato, le donne, col capo velato, dall’altro. Avanti tenori e soprani, dietro bassi e contralti. A dirigerli il maestro Antonio Colasurdo.

Note e versi che tutta la città conosce, messe in musica dal maestro campobassano Michele De Nigris, su versi di Pietro Metastasio: ‘Teco vorrei o Signore, oggi portar la croce, nella tua doglia atroce io ti vorrei seguire. Ma sono infermo e lasso, donami tu coraggio, acciò nel mesto viaggio non m’abbia da smarrire, acciò nel mesto viaggio non m’abbia da smarrire’.

Un canto che per gli storici rappresenta l’evoluzione del ‘Lamento della Madonna Santissima’, che Crociati e Trinitari, i rappresentanti delle antiche confraternite di Campobasso recitavano nei secoli scorsi. Perché la processione del Venerdì Santo, in origine chiamata ‘Il Mortorio’, ha origini antichissime, istituita com’è stata nel 1626.

Tra i momenti più toccanti la sosta davanti al carcere di via Cavour, dove la processione si ferma per la preghiera del detenuto. Un appello accorato alla Madonna, fatto da un rappresentante dei carcerati, un invito a proteggere chi deve espiare le pene per i reati commessi. Una preghiera sempre toccante, a cui segue la benedizione del Vescovo Bregantini, che non dimentica mai di ricordare chi soffre, per le malattie o per le tragedie del mondo moderno.

Dopo il passaggio in viale Elena e corso Vittorio Emanuele la Processione torna nella chiesa di Santa Maria della Croce, per eseguire il ‘Teco Vorrei’ un’ultima volta. Quella più toccante. Mentre il corteo si scioglie. Nel buio della sera.

C.S.

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