L’aspirante governatore del Movimento Cinque Stelle torna a fare chiarezza, dopo la pubblicazione di alcuni articoli di stampa, sui legami con uno zio acquisito, boss del clan camorristico di Cutolo, e ne prende le distanze
CAMPOBASSO/ISERNIA. Vicende controverse del suo passato familiare raggiungono la ribalta delle cronache nazionali e lui non esita a bollare il fatto come un atto di sciacallaggio.
Si tratta di Andrea Greco, il 33enne agnonese aspirante governatore del Movimento Cinque Stelle. Il suo nome è finito sulle pagine di ‘Libero Quotidiano’ e del ‘Secolo d’Italia’ a causa di un matrimonio pericoloso e ‘imbarazzante’: quello della zia paterna con lo spietato Sergio Bianchi del clan camorristico di Raffaele Cutolo. E che avrebbe portato conseguenze per lo stesso padre del candidato presidente, rimasto ferito durante una irruzione in casa delle forze dell’ordine alla ricerca del latitante. Fatti passati che, a giudizio dei giornalisti, non dovrebbero avere conseguenze sul 33enne agnonese ma che tuttavia vengono portati a galla come emblema della “doppia moralità del Movimento Cinque Stelle”.
Ed ecco che Greco torna a raccontare pubblicamente la sua verità, che vede la sua famiglia vittima prima della malavita e poi dello stato. E affonda sugli avversari. “Non ci fidiamo dei sondaggi,- afferma – ma qualcuno deve avere parecchia paura se si arriva al punto di attaccarmi ripescando una storia in cui mio padre è vittima. Come ho già raccontato in prima persona giorni fa, una mia zia si è sposata con personaggio appartenente alla criminalità organizzata, diversi anni prima che io nascessi. Una scelta che la mia famiglia ha fermamente condannato, perché si tratta di un mondo agli antipodi del nostro essere, delle nostre azioni, della nostra storia. Una vicenda che ci ha portato a essere vittime e le ferite sono ancora presenti, anche fisicamente. Un blitz delle forze dell’ordine alla ricerca di questo personaggio – racconta – ha portato al ferimento di mio padre a un braccio rendendolo invalido per il resto della vita. Colpito per sbaglio e, quindi, giustamente risarcito dallo Stato perché con quella storia non c’entrava nulla e perché da quella persona aveva preso evidentemente le distanze. Parliamo di fatti avvenuti cinque anni prima che io nascessi, fatti che tutt’oggi provoca dolore vedere sbandierati da avversari politici e in qualche caso dalla stampa a loro asservita. Non ho nulla di cui vergognarmi, – prosegue Andrea Greco – anzi ho l’orgoglio di un padre che ha portato avanti una famiglia con dignità e con il sudore della propria fronte. Quella lezione me la porto dentro ed è diventata parte della mia determinazione ad affermare i principi di legalità”. Di qui la chiosa sferzante: “Chi intende usare questi argomenti per colpire l’avversario, sappia che fortifica solo la mia convinzione nel fatto che il Molise ha bisogno di ben altri politici e non di certi sciacalli“.
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