Categories: CRONACA

Omicidio Niro, dieci anni dopo il delitto nessun colpevole: assolto Domenico Felice

Dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli, che ha confermato la sentenza di primo grado. Il giovane, di Baranello, era stato ucciso con un colpo di fucile, mentre in macchina stava tornando in Molise dopo essere stato a trovare la fidanzata


CAMPOBASSO. Delitto Niro, la Corte di Assise di Appello di Napoli ha confermato la sentenza della Corte di Assise di Benevento. E ha assolto, per non aver commesso il fatto, Domenico Felice, 40 anni, l’agricoltore di Santa Croce del Sannio che era stato accusato dell’omicidio Lucio Niro, 30 anni di Baranello. Il  muratore molisano ucciso con una fucilata nella sua Fiat Bravo, nella notte tra il 10 e l’11 febbraio del 2008, non distante da Morcone.

A distanza di dieci anni dal delitto per i giudici non c’è ancora un colpevole di un fatto di sangue che aveva scosso il Molise. E straziato la famiglia di Lucio Niro, che in questi anni ha sempre combattuto per chiedere giustizia.

I giudici del Tribunale di Napoli hanno accolto la richiesta del procuratore generale e degli avvocati difensori di Domenico Felice. Confermando il primo grado.

La sera del 10 febbraio 2008 Lucio era andato a trovare la fidanzata Rosanna, che avrebbe dovuto sposare da lì a poco e che aspettava una bambina da lui. Il giorno dopo il ritrovamento del corpo senza vita del giovane, all’interno della sua auto, schiantata contro un albero. In un primo momento si era seguita la pista dell’incidente stradale, poi la scoperta della pallottola aveva aperto uno scenario ben più inquietante: omicidio.

Nel 2010 il processo a Benevento, nel quale il pm Antonio Clemente aveva chiesto la condanna all’ergastolo per Domenico Felice, che secondo l’accusa aveva ucciso Niro per motivi passionali. Perché innamorato della fidanzata, alla quale più volte avrebbe chiesto di lasciare Lucio.

A difendere la famiglia Niro l’avvocato Angelo Piunno di Campobasso, che insieme al legale della fidanzata Rosanna, l’avvocato Raffaele Tibaldi, come parte civile ha chiesto la dichiarazione di responsabilità. Non accolta dai giudici partenopei, che hanno confermato l’assoluzione. Confermando la sentenza di primo grado.

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Carmen

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