Parla l’avvocato e presidente della Cassa nazionale forense, il cui nome spunta nelle indagini. A lui il costruttore arrestato avrebbe proposto, senza riuscirvi, l’acquisto di un fondo per finanziare la costruzione del nuovo campo di calcio di Tor di Valle, in cambio del sostegno alla sua campagna elettorale. Tentativo fallito, come ha spiegato il legale a ‘IsNews’ raccontando tutti i passaggi della vicenda
CAMPOBASSO. Inchiesta ‘Rinascimento’ sulla costruzione del nuovo stadio di Tor di Valle il costruttore capitolino Luca Parnasi, finito in carcere nell’indagine bomba condotta dalla Procura di Roma, con 9 arresti e 16 indagati, avrebbe voluto corrompere il presidente nazionale della Cassa Forense, l’avvocato campobassano Nunzio Luciano, negli anni Novanta coordinatore regionale di Forza Italia. Proponendo proprio alla Cassa Forense, l’ente di previdenza e assistenza del mondo legale che gestisce 12 miliardi di euro l’anno, di sostenere il progetto per la realizzazione dello stadio, acquistando le quote di un fondo, denominato ‘Ecovillage’, che avrebbe dovuto finanziare tutta l’operazione.
L’inchiesta è partita da una presunta corruzione, nell’ambito della variante del progetto licenziato nel febbraio dello scorso anno, col taglio del 50% delle cubature rispetto alla proposta iniziale. Ad essere arrestati infatti sono stati politici, consulenti e il costruttore che hanno concorso al nuovo progetto: in carcere sono finiti il costruttore Luca Parnasi e i suoi collaboratori Luca Caporilli, Simone Contasta, Naboor Zaffiri, Gianluca Talone e Gianluca Mangosi. Ai domiciliari invece Adriano Palozzi, vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Michele Civita, ex assessore regionale del Pd, Luca Lanzalone, presidente Acea e consulente per M5S sullo stadio. Inchiesta in cui, appunto, è spuntato il nome del molisano Nunzio Luciano.
Come emerge dalle intercettazioni di una conversazione telefonica avuta con il faccendiere Luigi Bisignani, Parnasi avrebbe prospettato al suo interlocutore il finanziamento per centinaia di migliaia di euro alla campagna elettorale di Luciano, in procinto di candidarsi alle elezioni Politiche in Molise al Senato. “Io sono molto amico, ma molto amico di una persona che per me è molto importante – lo stralcio delle intercettazioni, pubblicate dai media nazionali – che si chiama Nunzio Luciano. E’ il presidente della Cassa degli avvocati, parliamo della Cassa più grande d’Italia. Questo signore gestisce, per i prossimi tre anni e mezzo, una cifra prossima ai 12 miliardi di euro. Ok, questa è una persona che, da sempre, è molto vicina a Forza Italia…Una persona molto perbene. Allora il punto qual è? E’ che gli hanno proposto di prendere il collegio uninominale nel Molise”.
Dalle intercettazioni altri passaggi del tentativo di convincerlo ad acquistare il fondo. “Luciano come Cassa – continua Parnasi – potrebbe ricomprarsi questo fondo e darmi 20-30-40 milioni di cassa! Tra due mesi. Ok? Cosa che io ti dico metterei quasi per condizione. Se tu fai questa operazione noi in campagna mettiamo 500-200, cioè facciamo un ragionamento fatto bene”.
“Non abbiamo ricevuto alcun avviso di garanzia, siamo estranei alla vicenda. Io Parnasi lo conosco da tempo, perché lui è un costruttore molto noto a Roma – Nunzio Luciano, contattato da ‘isNews non si è sottratto a un chiarimento – c’è stato un primo approccio, nel quale Parnasi ha proposto informalmente a Cassa Forense di sostenere il progetto per la costruzione del nuovo stadio di Roma, che però non si è concretizzato perché il progetto non è mai stato presentato. Ogni proposta che ci arriva come ente la vagliamo in maniera rigorosa, seguendo una serie di passaggi, l’ultimo dei quali è il parere del Consiglio di amministrazione. Già in passato – ha aggiunto Luciano – Parnasi ci aveva presentato un altro progetto, che però abbiamo deciso di non sostenere”.
E per quanto riguarda il finanziamento della sua campagna elettorale? “Con Parnasi abbiamo parlato genericamente di politica – ha aggiunto Nunzio Luciano – ma non della mia campagna elettorale, finanziata come prevede la legge, con la nomina di un mandatario chiamato a registrare tutti i movimenti. Da lui, di certo, non ho ricevuto niente”. Da chiarire che né Luciano né la Cassa Forense, sono coinvolti nell’inchiesta. Che a Roma ha fatto tremare i polsi, per i rapporti con il mondo della politica e della pubblica amministrazione.
Carmen Sepede
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