Ne faranno parte tre componenti per ogni Federazione, di Campobasso, Isernia e Termoli. Questa la decisione contenuta in un documento, messo ai voti al termine dell’assemblea regionale di oggi, iniziata nel segno del politacally correct e finita tra le urla e la richiesta di commissariamento


di CARMEN SEPEDE

CAMPOBASSO. Pd a congresso tra l’autunno e la primavera 2019 e partito guidato nella fase transitoria da un coordinamento di 9 persone, 3 per ogni Federazione, che dovrà lavorare in raccordo con i componenti onorari, i consiglieri eletti in Consiglio regionale, i presidenti delle due Province e i sindaci di Campobasso e Termoli. Componenti del coordinamento ancora da nominare, da indicare nella prossima assemblea che dovrà svolgersi entro il 31 luglio. Per traghettare il partito al congresso.

Questa la decisione presa in un documento approvato a maggioranza, al termine di un’assemblea regionale iniziata nel segno del politically correct, tra assunzioni di responsabilità e ringraziamenti generali, a Fanelli, Frattura e Veneziale, e arrivata al voto sulla composizione del coordinamento (ma i nomi devono ancora essere indicati) dopo uno scontro finale. Cominciato con punzecchiature e frecciatine, che poi si sono trasformate in grida, di chi avrebbe voluto scrivere nel verbale, “sentiti i consiglieri regionali” (la presidente Laura Venittelli in testa) e chi, a partire dagli eletti Micaela Fanelli e Vittorino Facciolla, proponeva “d’intesa con i consiglieri regionali”.

Questione di lana caprina, a prima vista. In realtà un puntiglio che rivela il ruolo di primo piano previsto per gli esponenti dem a Palazzo D’Aimmo. A partire dalla leader uscente Fanelli, che questa mattina ha presentato le sue dimissioni, “irrevocabili”. Tra i riferimenti del coordinamento anche i presidenti delle due Province di Campobasso e Isernia Antonio Battista e Lorenzo Coia e i sindaci del capoluogo e di Termoli, ancora Battista e Angelo Sbrocca, Comuni a guida dem, che andranno al voto nel 2019.

lauraSta di fatto che la missione unità non è riuscita. E che l’assemblea, oggi presente al Dopolavoro ferroviario con appena un terzo dei componenti (21 su 63 eletti), grande assente l’ex senatore Roberto Ruta, si è spaccata anche sul voto finale. La deliberazione, infatti, ha ricevuto 9 voti favorevoli (la sala si era via via svuotata) 3 i contrari, tra cui i consiglieri comunali di Campobasso Lello Bucci e Pino Libertucci, 2 gli astenuti, a partire dalla presidente Laura Venittelli, che resta in carica insieme a tutto l’ufficio di presidenza fino al congresso. Così come l’assemblea regionale.

“Non è stato tenuto in considerazione il ruolo del gruppo comunale del Pd, composto da ben 9 consiglieri”, ha spiegato Bucci. Ancora più duro Libertucci, che ha chiesto il commissariamento del partito. “La deliberazione è stata votata da appena 14 persone e ha ricevuto solo 9 voti favorevoli – ha spiegato – ma quello che è più grave è che viene violata l’autonomia dell’indirizzo politico, rispetto all’azione amministrativa e di fatto sottopone le Federazioni all’influenza dei consiglieri regionali”.