Rossella Simeone copiaÈ stata poi la volta delle dirigenti scolastiche. A rompere gli indugi la preside della Giovanni XXIII Rossella Simeone, che sostenendo la linea del Comitato ha spiegato le esigenze dell’istituto dalla stessa guidato. “La nostra scuola è la prima della provincia – ha esordito – eppure nove professori perderanno il posto di lavoro. Abbiamo una proposta, frutto di un lavoro di analisi e non di capricci. Chiediamo solo spazi e aule per un’offerta formativa capace di ospitare tutti gli studenti, di far fronte alla richiesta. Abbiamo bisogno, ad esempio, di un ambiente dove collocare i nostri ragazzi dell’indirizzo con la lingua spagnola, ma anche e soprattutto di un’area relax per i nostri 35 alunni con disabilità, in base a quanto prescritto dalle normative per alunni con disabilità, e spazi per i dieci bimbi autistici. Sul tavolo sono state portate tutte le criticità – ha continuato Simeone – e mi spiace che il nostro lavoro di analisi non sia stato apprezzato”.

Mariella Di Sanza copiaDiversa la linea della dirigente della San Giovanni Bosco, Mariella Di Sanza, sulla stessa lunghezza d’onda dell’amministrazione, senza però – ha sottolineato – “averne concordato la proposta”.
Quest’ultima ha ricordato gli otto trasferimenti subiti negli anni dal proprio istituto comprensivo, “accettati, suo malgrado – ha detto – solo nel nome della sicurezza degli alunni e del personale scolastico”. Poi ha manifestato condivisione per la scelta dei due poli, ipotizzando peraltro il ‘terzo’ polo, con la San Pietro Celestino “che deve tornare nel centro storico”.

Nell’aula gremita di genitori e rappresentanti scolastici, è andata in scena anche una bagarre politica, nel corso della quale diversi esponenti della minoranza (tra cui Formichelli e Bottiglieri, ma anche Tedeschi, Mancini, Di Luozzo, Fabrizio) hanno lamentato la mancanza di programmazione.

consiglio minoranza is“Parliamo tanto della realizzazione dei due poli – ha evidenziato Rita Formichelli – ma visto che esistono dei bandi per la collocazione della San Giovanni Bosco e c’è un progetto, ad esempio, per l’abbattimento e il rifacimento dell’Andrea d’Isernia, poi che fine fa questo modello organizzativo? Decade, con tutti i buoni propositi espressi ora? Ad oggi – ha osservato – non resta neanche una scuola dell’infanzia al centro di Isernia. Nessuno contesta il trasferimento a San Lazzaro, – ha concluso – ma ci vorrebbe un’equa distribuzione dei presidi nelle diverse zone della città”.

Il consigliere Fabrizio, in chiusura, ha fatto i conti: “Quanto ci costano questi trasferimenti temporanei? Quasi 700mila euro, perchè non accantonarli per la realizzazione di un nuovo edificio, invece che pagare l’affitto ai privati. Questo significa programmare”.

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