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In Molise è allarme droga: 1.300 in cura ai Serd. E c’è chi spaccia per pagarsi le vacanze

Dati allarmanti, quelli forniti dal procuratore della Repubblica di Campobasso Nicola D’Angelo, in una conferenza stampa all’Ordine dei giornalisti. Sempre più bassa la fascia di età di chi si avvicina agli stupefacenti, che spesso entrano anche nelle scuole. Appello a stampa e istituzioni, ad accendere un faro sul tema


CAMPOBASSO. C’è chi spaccia perché è tossicodipendente e chi lo fa per pagarsi le vacanze: duemila euro in tre giorni. Poi, per entrambi in casi, si rischia di finire in carcere. Due facce della stessa medaglia. Quello di un allarme droga sul quale non si può sottacere. Un allarme lanciato dal procuratore della Repubblica di Campobasso Nicola D’Angelo, in una conferenza stampa presso la sede dell’Ordine dei giornalisti del Molise.

Sono 1.300, in regione, le persone in trattamento ai Serd (Servizi per le dipendenze), per consumo di oppiacei. Numeri da brivido, che rappresentano tuttavia solo la punta dell’iceberg. Perché il sommerso è ben più esteso. E fa paura. “Non c’è consapevolezza del fenomeno e della dimensione numerica del problema, che è impressionante – ha detto D’Angelo – Bisogna scendere in guerra contro la droga – ha aggiunto il procuratore, rivolgendosi ai giornalisti – Per questo chiedo un ‘arruolamento’ a tutti voi”. Un appello alla stampa e un appello alle istituzioni, ad “accendere un faro su questo tema”.

In conferenza stampa, con D’Angelo, anche il sostituto procuratore Giuliano Schioppi, il capo della Squadra mobile Raffaele Iasi, il capitano dei carabinieri Vincenzo Di Buduo e il luogotenente Augusto Scoglio.

“Ci sono mamme – ha raccontato il procuratore – che chiedono di trattenere in carcere il figlio tossicodipendente perché in casa, ai domiciliari, il problema si ripresenta in tutta la sua drammaticità. Mi è capitato il caso di un ragazzo di buona famiglia, scoperto in una delle ultime operazioni antidroga. E’ finito ai domiciliari perché incensurato, ma dopo tre giorni già chiedeva se la fidanzata lo poteva andare a trovare. Chiaramente non aveva capito cosa aveva combinato”.

Così come sono di buona famiglia i giovani che avevano deciso di spacciare per pagarsi un viaggio. “Non sempre i pusher sono persone che vengono da un ambiente disagiato – ha rivelato ancora D’Angelo – Abbiamo un’intercettazione tra due ragazzi. Uno diceva all’altro, “andiamo fuori regione e prendiamo la droga che già sappiamo di poter piazzare, così ci facciamo le vacanze di Natale“. Duemila euro in tre giorni, roba che neppure i più quotati professionisti. E anche in questo caso non hanno capito in che vortice sono finiti”.

E’ sempre più bassa la fascia di età di chi si avvicina alla droga. Che entra anche a scuola. E se nella società non c’è la percezione del problema, chi ha un quadro chiarissimo della situazione è la criminalità organizzata, che sta estendendo la sua rete sul Molise. Che non è più un’isola felice. I dati sulle tanti operazioni antidroga lo dimostrano.

Un fenomeno che esplode con tutta la sua drammaticità in caso di morti per overdose. Lo scorso anno circa 300 persone, ha affermato ancora il procuratore capo. “Questi sono i casi accertati, poi ci sono gli incidenti stradali, spesso provocati dall’assunzione di queste sostanze e i suicidi. Anche le ‘canne’ non sono più quelle di una volta, visto che contengono 6 volte più sostanza di 10 anni fa”.

Abbastanza da essere preoccupati. Per mettere in guardia le famiglie. E i giovani, che a volte si avvicinano alla droga per noia. “I ragazzi non riescono a comprendere il tempo della pausa – la riflessione del procuratore – basta che stiano dieci minuti senza il cellulare o il telefono per dire non so che fare”. Poi c’è ovviamente la vigilanza. Quella delle Procure e delle forze di polizia. Chiamate a incentivare gli sforzi per presidiare il territorio. “E’ una missione che sembra impossibile, ma possiamo ancora farcela”, l’appello conclusivo di Nicola D’Angelo. Rivolto al Molise.

Carmen Sepede

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