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Spaccio, la dura accusa di Di Lucente: “Non è razzismo, ma coi migranti arriva la droga”

Il consigliere regionale, raccogliendo anche l’appello del procuratore di Campobasso D’Angelo, chiede interventi concreti e un maggiore controllo delle forze di polizia


CAMPOBASSO. “Fa male leggere l’appello accorato della Procura della Repubblica di Campobasso sulla lotta alla droga. Fa ancora più male perché siamo noi stessi ad aprire le porte agli spacciatori e alla criminalità organizzata, a srotolare loro davanti ai piedi il tappeto rosso e a dire: ‘Venite a invadere di droga le strade delle nostre città'”.

A dirlo provocatoriamente è il consigliere regionale dei Popolari per l’Italia Andrea Di Lucente, a seguito dell’allarme lanciato dal capo della Procura di Campobasso, Nicola D’Angelo, sull’aumento del consumo di droga e alla richiesta di un patto sociale, per cercare di combattere un fenomeno con numeri da emergenza.

“Basta aprire un qualsiasi giornale – ha dichiarato Di Lucente – per trovare ogni giorno notizie di cronaca (la maggior parte delle quali legate alla droga) che hanno per protagonisti extracomunitari, spesso nigeriani. E’ un’equazione pressoché diretta: arrivano, mettono a tacere i ‘tradizionali’ gestori di droga locali, li rimpiazzano (o si alleano con loro) e iniziano a gestire il traffico di stupefacenti. Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia – ha aggiunto basta fare un giro per le strade delle nostre città, in particolare di Isernia, per rendersene conto. Eppure subiamo questa situazione senza poter fare nulla”.

“La Prefettura – ha rincarato la dose – dopo aver dato le autorizzazioni, cosa fa? Se ne lava le mani? Lascia che le conseguenze le paghi la città, le paghino i cittadini. Invece di cercare di arginare il fenomeno dello spaccio in ogni modo, lo agevola attraverso la politica di autorizzazioni a tappeto che sta conducendo”.

“Questo mio intervento – anticipa – solleverà il solito vespaio di polemiche, corredato da accuse di razzismo. In realtà sto dicendo le cose come stanno, senza fare finta che vada tutto bene oppure girando la testa dall’altra parte davanti alla realtà dei fatti. L’attuale gestione dell’accoglienza in provincia di Isernia sta generando fenomeni di forte allarme sociale: non possiamo far finta di nulla sperando che tutto si autorisolva. Alla prefettura chiedo: per quanto vogliamo andare avanti così? Per quanto ancora rilasceranno autorizzazioni a tappeto, senza poi intervenire sulle conseguenze? Senza poi controllare, senza prendere atto che con questa invasione intollerabile per un territorio come il nostro è arrivata anche la criminalità organizzata”.

“E chiedo adesso al presidente della Regione, all’assessore al ramo e a tutti i consiglieri di iniziare a pensare seriamente ad una politica attiva sull’immigrazione. In un mio intervento in Consiglio ho proposto l’istituzione di un tavolo di lavoro – ha concluso – che operi a stretto contatto con prefetture, questure e Comandi dei carabinieri affinché si possa predisporre un piano concertato che cerchi di mettere ordine prima nel sistema dell’accoglienza e, successivamente, possa contribuire al controllo attraverso la collaborazione delle istituzioni e delle forze dell’ordine”.

 

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