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I ‘ghostbusters’ del Giap Roma a Pescolanciano: indagini nel castello infestato

Strane manifestazioni nelle sale del palazzo storico della famiglia D’Alessandro: intervengono gli investigatori del paranormale


PESCOLANCIANO. Colpi nella notte. Passi che disturbano il sonno. Oggetti che si spostano e ospiti che subiscono misteriose, presunte manifestazioni paranormali. Questa la catena di eventi che, ormai dal 2010, si ripete nelle sale del castello D’Alessandro di Pescolanciano.

Eventi inquietanti, o forse solo suggestioni? Per rispondere a questa domanda Stefano, uno degli attuali eredi della famiglia proprietaria del palazzo, si è messo in contatto con il Gruppo investigativo attività paranormali di Roma: il più accreditato collettivo di esperti di paranormale in Italia che, con mezzi e strumenti del tutto scientifici, tenta da anni di penetrare i misteri delle case e degli antichi castelli ‘infestati’ da presenze non meglio identificate.

Raggiunto telefonicamente, D’Alessandro racconta come inizialmente avesse derubricato questi eventi a fenomeni atmosferici, o magari qualche animaletto dispettoso, addirittura allucinazioni o deja-vu. Ma poi, una notte, assieme alla moglie hanno sentito entrambi dei passi strascicati muoversi attorno al proprio letto; inizialmente hanno ritenuto si trattasse del fratello di lui Ernesto, il quale ha però negato di essersi mai alzato. Niente di cui preoccuparsi, si sono detti i coniugi, salvo poi interrogarsi seriamente quando diversi ospiti, nel corso del tempo, hanno lamentato lo stesso fastidio notturno, corredato nei casi peggiori da sensazioni di strangolamento e soffocamento. “I rumori si sentono un po’ per tutto il castello, ma i passi li abbiamo sentiti in camera nostra: invece gli ospiti solitamente stanno al piano di sopra. Una volta avevamo organizzato un evento di scherma antica, e l’istruttore al mattino è sceso sconvolto: diceva che durante la notte si sentiva questo peso sul petto, che non riusciva quasi a respirare. Nessuno gli aveva mai accennato di questi eventi strani, prima”.

Ed è qui che intervengono gli esperti del Giap. Stefano Cavaliere, portavoce del gruppo, conferma il racconto di D’Alessandro spiegando come hanno deciso il caso fosse interessante e meritasse un’indagine approfondita. Così, il 22 settembre gli investigatori hanno passato un’intera notte a Pescolanciano, mettendo in campo tutta la loro ricca strumentazione professionale. “Abbiamo utilizzato fotocamere full spectrum, videocamere a infrarossi, registratori ambientali molto sensibili e rilevatori di movimento. Questi ultimi in particolare hanno mostrato risultati interessanti”. L’operato del Giap, pur toccando il campo della cosiddetta ‘scienza di confine’, viene appunto condotto tramite metodi assolutamente scientifici e senza alcun tipo di mistificazione, condizionamento o preconcetto. Tutto il materiale rimane negli archivi del gruppo nel suo formato originale, e viene vagliato e analizzato per settimane prima che i risultati vengano proposti sul loro canale Youtube. Procedure che hanno portato il gruppo a conquistare una giusta credibilità nonostante l’argomento di studi sia, se non altro, particolare.

Il responso arriverà entro il mese di ottobre, ma le coincidenze inquietanti restano notevoli. La notte dell’arrivo dei ‘ghostbusters’ romani, nelle ale del castello che normalmente sono chiuse, una candela è stata più volte trovata fuori posto o caduta; e uno dei rilevatori di movimento, lasciato pochi minuti prima in una stanza chiusa dallo stesso Stefano, è stato ritrovato attivo – come se avesse registrato qualcosa – e completamente bagnato d’acqua. Non c’erano altri accessi alle stanze oltre quelli che D’Alessandro aveva personalmente aperto. Ma la rivelazione più interessante il castellano la riserva per il finale: “Mia figlia piccola, di 6 anni, ha l’abitudine di girare per i corridoi del castello. Ha un rapporto molto sereno con la notte e il buio, non ha paura – a differenza mia, ad esempio – e spesso gioca a nascondino con una piccola torcia. Molte volte ci ha raccontato di aver incontrato qualcuno che la salutava. Presenze, forse, ma io e mia moglie abbiamo sempre scherzato sulla cosa, dopottuto è una bambina. Io le ho chiesto un sacco di volte di farsi dare qualche numero buono da giocare, ma mai nulla!”

Pierre

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Pietro

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