Presentato questa mattina il progetto ‘Tutti in campo’ promosso per consentire la coltivazione di prodotti agricoli sui terreni messi a disposizione dalla Chiesa e la successiva distribuzione
di Deborah Di Vincenzo
ISERNIA. Si chiama ‘Tutti in campo’ ed è il progetto della Caritas diocesana di Isernia-Venafro destinato a dare lavoro e soprattutto dignità alle persone che vivono un momento particolarmente complicato della loro vita. Un’iniziativa innovativa che mira a superare l’assistenzialismo attraverso la realizzazione di orti solidali sui terreni messi a disposizione dalla Chiesa di Isernia.
In collaborazione con l’Ufficio della Pastorale Carceraria e con l’Ufficio Migrantes la proposta nata qualche mese fa è rivolta ai migranti, ma anche ai disoccupati, ai detenuti e a chi ha pagato il suo debito con la giustizia e prova a reinventarsi un futuro. Tutti loro potranno sperimentare un’attività reale e sentirsi utili per la collettività e capaci di produrre prodotti agricoli non solo per l’autoconsumo.
Il progetto, realizzato grazie ai fondi Cei 8xMille è stato presentato questa mattina nell’aula delle colonne in via Mazzini. “Portiamo sul territorio questa iniziativa, fortemente voluta dal nostro vescovo – ha spiegato il diacono Paolo Di Nezza, direttore della Caritas di Isernia -. L’esperienza vedrà coinvolte diverse famiglie indigenti, quelle che più di tutti bussano alle porte della Caritas ogni giorno. Per un anno cercheremo di dare loro un’attività lavorativa per fargli innanzitutto recuperare la dignità. Non è tanto una questione assistenziale, quanto uno strumento che consente loro di entrare o rientrare nel mondo del lavoro, nella speranza che tale esperienza possa essere prolungata.
Questo progetto – ha poi aggiunto – prende forma sfruttando le risorse del nostro territorio, in particolare della nostra Chiesa, che ha messo a disposizione dei terreni. I fratelli e le sorelle coinvolte nell’iniziativa, saranno opportunamente formati dal punto di vista teorico e pratico. E poi si occuperanno della coltivazione dei prodotti tipici della nostra terra, sia per il loro autosostentamento che per una distribuzione solidale”.