Fioccano i decreti ingiuntivi: la Regione costretta a pagare pure ‘Il Sole 24 Ore’

E poi, sempre stando alle indiscrezioni, fra le società che per molto tempo hanno richiesto quanto spettante, ci sarebbe anche Telemolise la quale avrebbe fatto ricorso ad un pignoramento per parecchie migliaia di euro, a fronte del mancato pagamento del contratto di affitto, stipulato con l’Arpc, dei ponti radio.

Molte delle fatture pervenute all’Agenzia per la Protezione Civile (che non esiste più) e rimaste inevase sono contenute in una segnalazione che l’amministrazione di centrosinistra, per mano dell’ex consigliere Salvatore Ciocca, nell’aprile del 2014 inviò all’attenzione della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica (al momento non è dato sapere se vi sia stato dato seguito) poiché, stando alle comunicazioni dei funzionari regionali che all’epoca verificarono lo stato dei conti, non ci sarebbe stata alcuna corrispondenza formale tra gli impegni e le voci di bilancio.

Quindi, se le voci circa altri decreti ingiuntivi dovessero essere confermate, la vicenda de “Il Sole 24 Ore” è una fra le meno onerose di quelle che la Regione Molise dovrà risolvere. Sembra sia ancora ‘sospesa’ la questione del pagamento del taglio e del trasporto degli alberi di Natale donati al Papa e alla città di Roma: furono prelevati a Pescopennataro e, pare, fu costruita persino una sorta di strada per poter raggiungere gli esemplari migliori.

Uno dei motivi che portarono, nel 2015, il legislatore regionale a dare un nuovo indirizzo alla ricostruzione post sisma fu proprio la necessità di ordinare e separare i conti.  Con un articolato contenuto nel ‘milleproroghe regionale’ infatti, nel 2015 ‘scomparve’ l’Arpc e nacque l’Arps mentre le funzioni di Protezione Civile vennero riportate nelle competenze della Giunta regionale. L’Agenzia per la ricostruzione post sisma (alla cui guida c’è ancora l’architetto Manuel Brasiello, il cui incarico, in base ad una deliberazione della Giunta regionale, è scaduto) si occupa della sola ricostruzione post sisma gestendo, quindi, i relativi fondi derivanti dalla delibera Cipe n. 62 del 2011. Con la quale vennero stanziati 326 milioni di euro per consentire i lavori e le opere nel cratere sismico. Fondi che dovevano e devono servire per la sola ricostruzione post sisma e che vengono erogati quando si raggiunge una certa percentuale di lavori eseguiti.

L’Agenzia regionale per Protezione Civile, come si ricorderà, iniziò in modo burrascoso il suo cammino: finita immediatamente nella bufera giudiziaria a causa del ‘concorsone’ (il processo è ancora in piedi, ndr), aveva visto la luce alla fine di aprile del 2012 ed aveva da subito catalizzato le attenzioni del centrosinistra (che aveva perso per un soffio le elezioni dell’ottobre 2011 e aveva prodotto ricorso), perché la gestione finanziaria della stessa stava già evidenziando alcune criticità. In sintesi, la somma che sarebbe dovuta servire, in cinque anni, per pagare il personale e le professionalità impiegate, terminò in poco più di un anno. In più, i settori finanziari afferenti la ricostruzione e la protezione civile – a detta degli esponenti della minoranza in Consiglio regionale – non erano ben distinti e quindi si sarebbero utilizzati i fondi Cipe (che servono solo alla ricostruzione) per attività di protezione civile.

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