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Domani ricorre l’anniversario della Carta dei diritti del fanciullo. L’Unicef Molise ne ricorda l’importanza

Il 20 novembre si celebra una documento internazionale importante per tutti i bambini del mondo, la Convenzione Onu per i loro diritti, ratificata da 196 paesi nel 1989, ma, sottolinea l’Unicef, da pochi praticata


CAMPOBASSO. La presidente dell’Unicef Molise Elvira Battista interviene in relazione all’anniversario della nascita della Carta dei diritti del fanciullo. “È sufficiente un brevissimo giro su Internet – spiega Elvira Battista- per imbattersi nella vicenda storica che ha dato origine alla Carta dei Diritti del Fanciullo. Difatti, uno dei più famosi siti generalisti, Wikipedia, asserisce che: Per redigerla la Società delle Nazioni fece riferimento alla Carta dei Diritti del Bambino scritta nel 1923 da Eglantyne Jebb, dama della Croce Rossa, la quale fondò Save the Children nel 1919. Successivamente, con l’istituzione dell’ONU, la dichiarazione è stata approvata il 20 novembre 1959 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e revisionata nel 1989 quando ad essa ha fatto seguire la Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia.

È importante considerare- continua la rappresentante molisana dell’Unicef – come sia quasi un secolo che le nazioni della Terra o, meglio, gli uomini e le donne dotate di sensibilità si siano occupati della felicità dei fanciulli, dei loro diritti e dei loro bisogni. Quindi, sembrerebbe inutile tornare a ripetere concetti che parrebbero scontati e, ormai, acquisiti da tempo. Tuttavia, dobbiamo chiederci, è proprio così? Siamo stati in grado di garantire ai fanciulli quello che la Costituzione Americana definisce il diritto alla felicità? Certamente, se ci fermiamo ai dati che tutti possiamo scorgere intorno a noi, dai media, dai social, il nostro è un cammino che non è neppure iniziato.

Basta scorgere una delle tante statistiche dell’Unesco per renderci conto che non è affatto così. Nel Mondo – spiega Battista- ogni minuto cinque bambini muoiono per denutrizione, per banali malattie quali il morbillo, la dissenteria. Per non parlare di coloro i quali a meno di cinque anni sono costretti a lavorare e, molto spesso, ad essere dispensatori di morte: i cosiddetti bambini soldato. Allora, le belle parole che hanno costituito l’incipit di questo scritto, appaiono quasi beffarde nella loro drammatica inattuazione. È questa la nostra essenza di esseri umani senzienti, badate bene che non si tratta di essere credenti o meno: si tratta di essere uomini e donne nel vero senso del termine. Questo, io credo, dovrebbe essere il senso delle nostre vite. E dovrebbe esserlo anche in questa nostra Regione, così piccola, eppure così distante dall’attuare i servizi e le attenzioni nei confronti di chi soffre e di chi è più debole. Non si può tacere come, da noi, le Istituzioni siano presso che assenti.

Nel nostro caro, carissimo Molise- conclude la presidente dell’Unicef Molise – siamo all’anno zero, ad un periodo che, addirittura, potremmo situare prima del 1923 data nella quale, come abbiamo visto, venne scritta la prima Carta dei diritti del Bambino. Dobbiamo, quindi, arrenderci? Dobbiamo voltare il nostro sguardo altrove ed ignorare tutta la sofferenza con la quale abbiamo quotidianamente a che fare, ignorando ogni insegnamento positivo che, pure, ci viene dal passato? Se facessimo così non saremmo migliori ma, addirittura, peggiori degli altri esseri umani.

Ancora insomma, c’è molto da fare, la giornata che andremo a vivere insieme all’UNICEF vuole avere anche un significato preventivo, prevenire è meglio che curare, soprattutto quando si tratta di danni perpetrati ai bambini e ai ragazzi. Malgrado siano trascorsi molti anni e alcune cose sono state fatte, resta ancora grave il peso sulla società degli effetti del maltrattamento sui minori, evidente quindi quanto ancora sono pochi conosciuti nel nostro paese, i loro diritti. Vedrete e vedremo, che chi non ci ascolta, ci darà retta e che chi gira il capo altrove, pur essendo un Potente, anche se in una regione piccola come la nostra, saprà apprezzare il nostro lavoro, ci aiuterà, e forse, forse, anche se per un piccolo tratto camminerà al nostro fianco”.

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Redazione

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