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Pd, Paola De Micheli consegna Renzi alla storia: da Isernia parte la volata pro Zingaretti

La deputata boccia la manovra giallo-verde e detta la linea: no alle scissioni, il partito è la casa di tutti. Ma occorre andare oltre il gruppo dirigente del passato


ISERNIA. C’è ancora posto per Renzi, nel Partito Democratico, ma con un ruolo subalterno. Lo fa intendere con eleganza l’onorevole Paola De Micheli, coordinatrice nazionale della mozione per Zingaretti segretario, ieri a Isernia per un incontro-dibattito sulle alternative alla manovra di governo, organizzato dall’esponente locale dem Maria Teresa D’Achille presso il Museo del Costume della Provincia pentra. Un incontro molto partecipato, nel quale tuttavia gli storici esponenti renziani non si sono visti, in sala, e forse non è un caso.

Proprio la D’Achille ha introdotto i lavori, spiegando come le controproposte del Pd in tema si fondino “non su misura assistenziali, ma su maggiori investimenti pubblici per la crescita e lo sviluppo, quindi il lavoro. Vogliamo un piano per le infrastrutture, per il dissesto idrogeologico, quindi per la viabilità e la mobilità, che vanno potenziate molto. In questa legge finanziaria ci sono tagli all’università, alla ricerca, alla scuola, non ci sono tagli alle tasse per il 2019 e non c’è un piano per le infrastrutture serio. Noi ne abbiamo decisamente bisogno in Molise, perché le infrastrutture ci collegano con il resto dell’Italia e dell’Europa”. Poi una battuta sulla stagione congressuale che si avvicina: “Dobbiamo avere la capacità di fare la sintesi. Chi viene eletto segretario deve essere il segretario di tutti. Bisogna dare una svolta, niente polemiche, niente contrasti all’interno: quando si vota si decide e chi viene eletto guida”.

pd 1Quanto alla deputata piacentina, componente della Commissione bilancio alla Camera, la sua è una stroncatura senza giri di parole all’impianto della finanziaria giallo-verde: “Né l’opposizione ma nemmeno gli italiani sanno in realtà cosa ci sarà scritto in questa manovra. Il testo che abbiamo approvato alla Camera è in realtà un testo ‘fasullo’, tutti sanno che c’è in corso una trattativa, prima di tutto tra la maggioranza che sta litigando e poi con l’Europa. Il Governo deve fare chiarezza e uscire da questo stato confusionale che non consente agli italiani di capire che cosa ci sarà realmente in questa manovra. Sappiamo con certezza che nel testo che loro hanno approvato non c’è niente per la crescita, niente per il lavoro e niente per gli investimenti. È un problema gravissimo questo per il 2019, perché è evidente che la situazione economica sta rallentando e noi corriamo il rischio di essere il Paese europeo che paga questo rallentamento più di tutti. Io credo che il governo debba fare un’operazione verità e dire agli italiani cosa realmente ci sarà nel 2019 delle misure che hanno promesso, dal reddito di cittadinanza a ‘quota 100’, perché nella manovra ci sono solo dei fondi e non c’è scritto chi avrà diritto a queste misure. Anzi, il Governo ha dovuto fare una velocissima retromarcia e annunciare che il reddito di inclusione, la misura contro la povertà voluta dal governo Gentiloni, sarà prorogata perché non sono in grado di fare il reddito di cittadinanza”.

La De Micheli non si è sottratta, poi, alle domande sul nuovo corso che Zingaretti vorrebbe imprimere al Pd: “Il partito che vuole lui cambia nel suo modo di stare tra le persone, cambia le sue politiche e i suoi gruppi dirigenti. Noi siamo reduci da una sconfitta storica che ha portato questo Paese in mano alle destre e a chi non ha minimamente idea di come creare lavoro. Mentre il Pd di Zingaretti è un partito che ha ansia maniacale di creare lavoro, che è l’unico modo per far sì che le persone si sentano realizzate, è l’unico modo per far sì che le regioni del centro-sud riaggancino lo sviluppo, l’innovazione e la modernità che molte parti del centro nord già hanno. Il lavoro è l’unica risposta a quelli che sono stati i gravi problemi sociali che hanno caratterizzato questi anni”.

Ma c’è l’incognita Renzi, che pesa e che potrebbe staccarsi dal Pd per dar vita a un partito tutto suo. Alla domanda se il Partito Democratico sia ancora la sua casa e ci sia dunque posto per lui, la De Micheli sgombra subito il campo: “Il Pd è sia la casa di tutti quelli che condividono i valori della libertà e dell’uguaglianza, sia la casa di tutti quelli che vogliono combattere contro le disuguaglianze che questa crisi ha drammaticamente aumentato – ha detto – Credo che Renzi abbia svolto una funzione storica nel nostro più recente passato, ma credo che oggi quella funzione non sia più la sua. Tuttavia, se vuole può dare un contributo propositivo. Siamo per un partito che sia la casa di tutti. Approcciare un congresso con il rischio di scissione fa male al partito. Chi vuole distruggere il partito deve sapere che si assume una responsabilità grande, di non dare agli italiani una via d’uscita rispetto a questo governo incapace di governare”.
Insomma, per dirla con Zingaretti, per essere credibile il Pd deve riconquistare la fiducia di chi non lo vota più perché deluso. E per fare ciò, bisogna cambiare politiche, gruppo dirigente e facce. Renzi è avvisato: il suo turno alla guida del partito è finito. Ma sarà davvero così?

Pba

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