Categories: CULTURA & SPETTACOLI

‘Piccole immagini di raso bianco’ nel nuovo romanzo di Manuela Petescia

Edito da Rubbettino editore, il libro è uscito nei giorni scorsi


di Giovanni Petta

ISERNIA. ‘Piccole immagini di raso bianco’ di Manuela Petescia, uscito da pochi giorni per Rubbettino editore, è un libro coraggioso.

Negli ultimi quindici anni la frequenza dei rapporti sessuali è diminuita del 10%. Il 9% degli italiani in età sessualmente attiva non pratica da più di sei mesi. Nascono, ogni anno, dodicimila bambini meno dell’anno precedente. Tra i 35 e i 40 anni, solo tre coppie su dieci hanno più di un rapporto a settimana. E nel 20-25% dei matrimoni il sesso non si fa mai.

In Europa diciotto milioni di bambini sono vittime di abusi sessuali.

Parlare di sessualità, dunque, di sesso “buono” e di sesso “malato” è, in questo momento, un dovere per chi scrive, per gli intellettuali, per chi, come Manuela Petescia svolge la professione di giornalista da tanti anni.

Gurdjeff diceva che il sesso è «il centro di gravità di tutte le riunioni. Cos’è che conduce la gente nei caffè, nei ristoranti, alle feste di ogni sorta? Una cosa sola: il Sesso. Ecco la principale sorgente di energia di tutta la meccanicità. Tutto il sonno, tutta l’ipnosi, derivano dal sesso».

E, per Gurdjeff, la meccanicità è il sonno in cui l’uomo si trova quando vive da animale e si priva di quella consapevolezza che lo rende umano.

Parlare di sessualità nel 2019 è, dunque, un invito a quella consapevolezza quotidiana che ci rende dignitosi; è la via maestra per arrivare – in maniera più efficace delle norme e delle leggi specifiche – al rispetto dell’altro, delle donne e dei minori soprattutto.

Chi leggerà il romanzo di Manuela Petescia si renderà subito conto del grande lavoro di preparazione necessario alla stesura dello stesso. Forse la direttrice di Telemolise avrà scritto di getto, o forse no, ma, prima di arrivare alla decisione di iniziare il romanzo, avrà sicuramente vissuto – è questo ciò che si coglie, pur se solo in una proiezione personale del lettore che può rivelarsi errata – un periodo di macerazione lunga di informazioni e ricerche, di curiosità e passione, di sofferenze intime relazionate da amici, conoscenti o da persone che si sono avvicinate per raccontare al giornalista cose che non avevano mai raccontato a nessuno.

Chi scrive e si propone senza filtri, senza paura di parlare delle proprie sofferenze e dei sentimenti più intimi, come fa da sempre Manuela Petescia, sa che in questo modo si diventa immediatamente il confidente ideale di quegli uomini e di quella donne che hanno vissuto cose simili – non nello specifico dell’episodio ma nel dolore provato – e si viene avvicinati per diventare gli interlocutori unici di segreti intimi da parte di persone che hanno necessità e non trovano altro modo per sfogarsi e raccontare, per togliere il tappo a segreti trattenuti da sempre.

In Molise, dal confronto incrociato delle esperienze di ascolto di chi scrive e di chi professionalmente si occupa dei problemi mentali conseguenti all’abuso e alle molestie di minori, la percentuale dei casi registrati sembra essere maggiore della media nazionale.

Ecco, dunque, l’importanza di questo riflettore che si accende su un tema delicato e presente: il sesso non è solo quello inflazionato della società delle immagini, quello catapultato nelle nostre case dalla Tv e da internet. A questo siamo oramai abituati e forse ne conosciamo già gli antidoti. C’è un altro sesso: è quello malato e nascosto di cui non si parla, vissuto durante l’infanzia e che viene fuori subdolamente, sotto forma di malesseri più o meno importanti, in età adulta.

Ma il romanzo di Manuela Petescia non ha solo questo pregio di impegno civile. È un libro coinvolgente, crudo e senza fronzoli, curato nella sintassi e nel lessico, ordinato in una struttura efficacissima di flashback che spiegano senza essere didascalici, che scendono in verticale per portare alla luce la miseria del genere umano, gli errori, i tentativi falliti, le inconsapevolezze becere di chi vive senza pensare – perché in tal caso dovrebbe faticare per superare ciò che vede -, le consapevolezze che a volte sono ostacoli insormontabili per chi cerca il cambiamento e vuole migliorare se stesso.

E la stessa frammentarietà dei percorsi logici dei protagonisti del romanzo altro non è che la frammentarietà dell’uomo contemporaneo, dilaniato dalla divaricazione prodotta da una materialità sempre più ingombrante e da una spiritualità ricercata in poco tempo e perciò superficiale.

In sottofondo alla storia, che non spoileriamo, una passione profonda e possibile, una luce lontana e difficile – l’amore? quello vero? – che possiamo conquistare e raggiungere, immaginare e pretendere per noi stessi. Certo, dovremmo dedicare a tale ricerca tutta la nostra esistenza… ma avrebbe senso la nostra esistenza se non lo facessimo?

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Deborah

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