Il tribunale di Isernia ha stabilito che non si dovrà procedere nei confronti dell’ex commissario, rinviato a giudizio due anni fa. Andrea Cicoli e Roberto Spada erano stati già prosciolti, ma chiamati comunque in causa per la condotta del collega
ISERNIA. Consulenze milionarie in Ittierre: non ci sarà alcun processo. Lo ha stabilito il tribunale di Isernia per intervenuta prescrizione. Il reato contestato risaliva al 2009 e non è stata riconosciuta la continuità.
Chimenti, secondo le accuse, si sarebbe reso responsabile di aver disposto consulenze milionarie, talvolta superiori anche ai massimi tariffari, nei confronti dell’avvocato Donato Bruno, ex parlamentare di Forza Italia scomparso nel 2015 e candidato, nel 2014, a diventare giudice della Corte costituzionale. I due professionisti dividevano lo stesso studio legale a Roma, pur non essendo soci.
Secondo il pm, infatti, c’era stato interesse privato negli atti della procedura perché “con Donato Bruno, Chimenti coltivava da anni rapporti di collaborazione professionale, in forza dei quali usufruiva gratuitamente dell’immobile ubicato a Roma, in via Veneto 7 e dei servizi che facevano capo allo studio Bruno, nonché percependo periodicamente compensi dallo stesso studio”.
Tutto ebbe inizio da un’inchiesta partita sulla base di un esposto di ex lavoratori dell’azienda tessile di Pettoranello, condotta della Guardia di Finanza di Isernia, che nel luglio 2013 sequestrò copie di fatture e contratti di consulenza pagati dai tre commissari straordinari. Soldi che, secondo gli undici firmatari dell’esposto, potevano invece essere spesi per salvaguardare i livelli occupazionali. Com’è noto, dalla fase commissariale all’ingresso della newco di Antonio Bianchi, ben duecento dipendenti vennero tagliati.
Nel mirino degli inquirenti, tra le varie cose, sarebbero finite due particolari consulenze, del valore complessivo di 3.6 milioni di euro, di cui sarebbero risultati beneficiari gli studi professionali nei quali prestavano servizio due degli ex commissari straordinari nominati dall’allora governo Berlusconi. Ovvero, lo studio Bruno/Chimenti di Roma, del quale risultava essere cointestatario (ma non socio) l’avvocato Stanislao Chimenti, nonché lo studio Spadacini/Spada di Milano, con il quale risultava essere in rapporti d’affari il dottor Roberto Spada.
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