Categories: CRONACA

Isernia, frode da 85 milioni di euro: obbligo di dimora per le sorelle Rossi

Il gip del tribunale pentro ha modificato le misure nei confronti delle principali indagate nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza ‘Fil Rouge’


ISERNIA. Dopo due mesi di arresti domiciliari, sono state modificate le misure nei confronti di Edda e Clara Rossi, le imprenditrici isernine finite al centro dell’inchiesta ‘Fil Rouge’ messa a segno dalla Guardia di Finanza su una presunta frode fiscale da 85 milioni di euro. Accogliendo l’istanza del legale delle sorelle Stefano Cappellu, il Gip del tribunale pentro ha disposto nei confronti di entrambe l’obbligo di dimora in città.

Nuovi sviluppi dunque, nell’inchiesta che vede come principali indagate le note imprenditrici molisane. Nel mirino il gruppo societario gestito di fatto dalle due sorelle che però comprendeva anche 15 società al momento attenzionate dalla Procura, ma ce ne sono anche altre su cui la Guardia di Finanza sta indagando. Operavano ad Isernia e nel resto d’Italia, con sedi in Campania e a Roma che però erano fittizie.

Secondo gli inquirenti la caratteristica era la creazione di diverse società, tutte gestite di fatto dalle sorelle Rossi. Di solito, secondo la tesi della Procura, avevano un capitale sociale minimo e operavano nella gran parte nell’ambito della manutenzione di strade e autostrade. C’erano anche delle società esclusivamente ‘cartiera’, destinate soltanto ad emettere fatture per operazioni inesistenti nei confronti delle altre aziende del gruppo. Le società operavano nel corso dei primi 3-4 anni di vita, presentando bilanci e dichiarazioni dei redditi.

Poi la situazione societaria diveniva insostenibile perché le dichiarazioni erano infedeli e i bilanci non rappresentavano la realtà dei fatti, soprattutto perché si caratterizzavano per un’indicazione di acquisti Iva nettamente superiori rispetto al fatturato soltanto per maturare crediti da compensare in maniera verticale e orizzontale con le altre imposte. A quel punto, le società venivano abbandonate attraverso a cessione di quote e la nomina di ‘teste di legno’ in qualità di amministratori. Inoltre la documentazione contabile veniva sistematicamente fatta sparire, per essere sottratta all’accertamento da parte della Guardia di Finanza.

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Deborah

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