Secondo il pubblico ministero e il giudice per le indagini preliminari, non fu commesso alcun illecito né dall’ex assessore né dagli altri soggetti coinvolti. La macchina del fango, però, lo colpì in maniera scientifica per distruggerlo politicamente: “un atto di miseria sconfinata, orchestrato da ‘pezzi’ di politica e di informazione datati e sfigati”
CAMPOBASSO. La manipolazione dei documenti, l’azione congiunta di più forze che avevano come unico obiettivo quello di colpirlo politicamente, il coinvolgimento di pezzi di politica e di informazione.
Un dipinto, quello tratteggiato dagli accusatori di Vittorino Facciolla, rimasto incompiuto perché realizzato con i colori sbiaditi di accuse talmente infondate da non essere nemmeno arrivate in un’aula di giustizia. E’ l’undicesima archiviazione per l’ex vicepresidente della Giunta regionale di centrosinistra e attuale consigliere regionale del Partito democratico. E anche questa volta non finisce qui perché tutti i ‘responsabili’ di questo disegno teso a screditarlo e a ‘distruggerlo’ politicamente sono oggetto di una sorta di controdenuncia, presentata dieci giorni dopo l’esposto con il quale si è dato avvio prima alla ‘gogna mediatica’, poi a quella social e infine alle indagini della Magistratura. Gli autori del servizio andato in onda nel corso della trasmissione de ‘Le Iene’, l’avvocato Oreste Campopiano, i consiglieri di opposizione al Comune di San Martino, l’associazione ’Caponnetto’, al momento presunti responsabili del reato di concorso in diffamazione. Che oggi si rafforza perché Facciolla ha chiuso anche questo conto (di fatto mai aperto) con la giustizia.
IL FATTO. L’inchiesta nasce a seguito di un esposto presentato il 14 dicembre del 2016 dall’avvocato Oreste Campopiano: l’accusa mossa nei confronti di Vittorino Facciolla era quella di aver alterato l’iter amministrativo comunale e regionale a proprio vantaggio a seguito dell’acquisto di tre abitazioni danneggiate dal terremoto per le quali ha poi percepito i contributi per le ristrutturazioni. Il ‘cittadino’ Facciolla, residente nel comune di San Martino in Pensilis, come decine di altri cittadini molisani, ha usufruito del contributo perché subentrato nella titolarità del diritto di proprietà, procedura ritenuta regolare da una sentenza (l’unica emessa fino ad ora) del Tar e rafforzata dal Consiglio di Stato. Senza contare i pareri delle strutture regionali, dell’Avvocatura, le deliberazioni delle Giunte comunali di Larino, Palata, Casacalenda (solo per citarne alcuni) che, per fatti perfettamente identici, hanno deliberato come la Giunta del Comune di San Martino in Pensilis.
LE IENE. Un iter specchiato, come ha dimostrato l’indagine della Magistratura, che è stato racchiuso nella documentazione che gli avvocati hanno consegnato agli inquirenti e hanno persino inviato alla redazione de ‘Le Iene’ che è stata per tre volte diffidata e messa in mora. Il servizio andò in onda il 12 marzo 2017: mostrava l’intervista fatta a Facciolla nel corso di una cerimonia pubblica. Gli inviati erano piombati a San Martino durante l’inaugurazione della scuola, lo avevano accusato di aver intascato i soldi della ricostruzione in danno di altri cittadini. E nel servizio, costruito per l’occasione, furono trasmesse anche alcune interviste a persone che raccontavano di non aver avuto quei fondi. Una settimana dopo Vittorio Facciolla, all’epoca dei fatti vicepresidente della Giunta regionale, denunciò la trasmissione per il reato di diffamazione. “Hanno alterato i documenti, hanno fatto un vero e proprio maquillage , un melting pot per costruire ‘a cazzetti loro’ (dice, citando le parole che usò la iena Filippo Roma per raccontare – a modo suo – la vicenda, ndr) quello che volevano. Una costruzione alterata della realtà. Ma la giustizia farà il suo corso, non resterà sospesa”.