Isernia, omicidio in corsia: l’infermiera capace di intendere e volere

Consegnata in tribunale la perizia sulla 46enne Anna Minchella, accusata dell’assassinio di Celestino Valentino, il 76enne di Pratella ucciso con l’acido cloridrico mentre era ricoverato nel reparto di Lungodegenza dell’ospedale ‘SS Rosario’ di Venafro. A giugno la sentenza


ISERNIA. Omicidio in corsia: Anna Minchella è capace di intendere e volere. Questo quanto stabilito dallo psichiatra beneventano Teofilo Golia, che nei giorni scorsi ha consegnato in Tribunale a Isernia la perizia sull’infermiera di 46enne accusata dell’assassinio di Celestino Valentino, il 76enne di Pratella ucciso con l’acido cloridrico mentre era ricoverato nel reparto di Lungodegenza dell’ospedale ‘SS Rosario’ di Venafro.

Questa mattina nuova udienza, rinviata al 2 maggio prossimo dal Gup Arlen Picano. “Alcuni giorni fa – ha spiegato Alfredo Ricci, legale della famiglia della vittima – ha depositato l’elaborato peritale che, in senso positivo per la posizione dei nostri assistiti, ritiene l’imputata pienamente capace di intendere e volere e anche di sostenere il processo. E’ un esito in cui confidavamo molto e ne eravamo abbastanza convinti. Il rinvio al 2 maggio è stato disposto dal giudice per consentire l’esame della perizia. Ma quello che più ci conforta è che è stata fissata al 13 giugno l’udienza di discussione”.

L’infermiera venne arrestata dai carabinieri perché accusata dell’assassinio del 76enne di Pratella, padre di una sua collega. A incastrare la 46enne fu, tra l’altro, un video che la mostrava mentre in tutta fretta, entrava in un supermercato per acquistare l’acido, vale a dire la stessa sostanza che il Ris rinvenne sul corpo e sul pigiama della vittima, ridotta a brandelli dalla sostanza altamente corrosiva.

L’omicidio si consumò nel pomeriggio del 22 giugno del 2016. Stando alla ricostruzione degli inquirenti l’infermiera, per una vendetta nei confronti della figlia del pensionato, anche lei in servizio nello stesso presidio sanitario, rubò in ospedale una siringa a spruzzo, con cui iniettò nel cavo orale del 76enne acido cloridrico, provocandogli gravissime lesioni agli organi interni, a causa delle quali morì dopo una settimana, presso il ‘Veneziale’ di Isernia dove era stato trasferito nell’immediatezza dei fatti. Chiaro, per l’accusa, anche il movente. Si è trattato di un sentimento di vendetta maturato a seguito del trasferimento per riduzione dell’organico dal presidio sanitario di Venafro a quello del capoluogo pentro. Provvedimento che l’infermiera non accettò e per questo si mise in aspettativa, ritenendosi in qualche modo danneggiata a vantaggio della sua collega (figlia della vittima) che proprio per la grave malattia del padre a differenza sua, non era stata trasferita.

Deborah Di Vincenzo

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