Giacomo d’Apollonio potrebbe giocarsi un’altra carta prima dell’azzeramento di Giunta, confrontandosi con tutte le forze in campo per capire chi ci sta. Ma il tempo stringe: ai primi di marzo c’è il bilancio e senza i numeri si andrebbe a casa, con risvolti pesanti anche per Toma e tutto il centrodestra molisano
di Pasquale Bartolomeo
ISERNIA. Procederà ad ascoltare tutti. Alleati di maggioranza, per primi, ma anche gli altri gruppi che, al momento, maggioranza non sono, per capire chi ci sta. Il sindaco di Isernia, Giacomo d’Apollonio, si prepara ad affrontare la crisi. La prima, vera crisi da quando è in sella a Palazzo San Francesco, deflagrata nel Consiglio comunale di venerdì scorso, 8 febbraio, sul casus belli dell’elezione del presidente dell’assise. Una questione che ha visto mancare all’appello il voto dei 6 consiglieri dei Popolari per l’Italia che, pur confermando la loro appartenenza alla maggioranza, si sono rivelati un’autentica spina nel fianco del sindaco.
L’azzeramento di Giunta, appunto. Invocato da più parti nelle scorse settimane a causa del mutato equilibrio interno al centrodestra, con gruppi granitici che si sono sfaldati via via – come ‘Insieme per il Molise’ di Michele Iorio, passato da 12 a 4 rappresentanti – dando luogo alla costituzione di nuovi soggetti politici (come i Popolari, primo gruppo in assise con 6 esponenti), si tratterebbe di una soluzione che d’Apollonio vorrebbe praticare extrema ratio. Non tanto e non solo in quanto ‘allergico’ alle trattative per le poltrone, ma perché – in tal caso – a giocare la palla non sarebbe più lui in prima persona ma, dall’altra parte del campo, i partiti e i gruppi, che tenterebbero tutti di tirarlo per la giacchetta per avere la ‘dovuta’ visibilità.
Diversamente, con le consultazioni, sarebbe d’Apollonio in persona a condurre il gioco: convocando i singoli gruppi, volta per volta, e pattuendo il da farsi. A cominciare, come detto, da suoi fedelissimi (ma senza escludere certo i Popolari, dai quali ora più che mai non può prescindere prima di ragionare di numeri); poi da Fratelli d’Italia, che in aula con la consigliera Rossella Pitisci hanno ribadito di essere un punto fermo, in un’ottica di continuità amministrativa; dai 4 ‘sopravvissuti’ della lista Iorio – Enrico Caranci, Rita Di Pilla, Elisabetta Lancellotta e il presidente del Consiglio Peppino Lombardozzi. Dieci voti sicuri, dunque, più quello del sindaco. Ma per avere una maggioranza minima, ne occorrono almeno altri 6. Dove trovarli? Le ancore di salvataggio potrebbero essere di due tipi: la Lega, innanzitutto, che in aula si è astenuta sulla pregiudiziale con i due consiglieri presenti, Stefano Testa e Gianluca Di Pasquale (assente per altri impegni istituzionali Mena Calenda), mostrando così la volontà di un’apertura verso il sindaco e la sua maggioranza. O, ancor più, ‘Isernia Migliore’ di Roberto Di Baggio, che conta su ben 5 consiglieri i quali, tuttavia, hanno abbandonato l’aula contribuendo anch’essi a far venire meno il numero legale e a mettere d’Apollonio sulle spine.
Difficile, dunque, che il presidente della Regione non si faccia garante di tutti gli equilibri, cosa che non riuscì all’ex governatore Paolo Frattura, nel settembre 2015, con il sindaco Luigi Brasiello, sfiduciato da 8 dei suoi consiglieri proprio sul bilancio.
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