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Maestre violente, i piccoli del Camelot soffrono di disturbi post traumatici da stress

In questo caso, il giorno stesso della diffusione della notizia dei maltrattamenti nell’asilo, l’Asrem ha inviato la sua psicologa di zona che è la stessa che ha dapprima avviato un percorso con le famiglie e ora sta incontrando i bambini. Una sola, tra l’altro con contratto part time. Ecco, la manifestazione concreta di come i progetti così importanti ma che non hanno risultati nell’immediato in quanto ‘costruiscono’ i cittadini di domani, si scontrino poi con le risorse economiche, poche e insufficienti.

camelot 2 14 FEB 2019

Il dirigente scolastico, dottor Viti (nella foto, ndr) con un malessere evidente che lo attanaglia ancora ha raccontato la storia da dentro. Genitori attenti che hanno segnalato ma l’orrore che si è consumato in quella classe non rappresenta la comunità scolastica, che è sana, attenta e preparata. Un caso circostanziato ma “sfuggito al sistema scolastico in una realtà che conta 700 bambini e 100 fra docenti e personale amministrativo più le famiglie degli altri alunni non coinvolti”. La prevenzione? “Lo chiediamo da sempre ma non ci sono fondi a disposizione”. E pensare che quelle due maestre erano quelle ‘ricercate’, le docenti per le quali magari si ricorre anche alla ‘segnalazione’ all’amico di turno. E che dire della recita di Natale, alla quale hanno partecipato quei bambini che poi in classe venivano attaccati e picchiati? Nessuno aveva captato nulla, nessun segnale di allarme. Lo stress delle insegnanti non può essere un alibi, secondo Viti: sono troppe le disfunzioni del sistema a partire dalle classi troppo numerose e con personale non adeguato (né numericamente né sotto il profilo professionale a volte) ai bisogni ‘speciali’ dei bambini che oggi sono davvero più cresciuti rispetto alla loro età anagrafica. Le famiglie che non hanno tempo, che non chiedono e non ascoltano.

“Siamo tutti colpiti, ancora scossi. Davvero tutti” rimarca ancora e, senza scendere nei particolari, racconta di altri casi, bloccati subito, dei quali la scuola si è accorta e fatta carico come è giusto che sia. “Ma siamo soli”, di fronte all’individualismo sfrenato delle famiglie dove ci sono problemi di dialogo e di solitudine, magari separazioni difficili. Si litiga per tutto e con tutti, dentro e fuori l’istituzione scolastica. Tutto è fonte di esasperazione, di parole usate con facilità e di condanne senza appello.

“Il grande clamore mediatico ha fatto danni enormi, da quel giorno è cambiato tutto” dice ancora.

 

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