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Comunali, ‘Io Amo Campobasso’ per allargare gli orizzonti e diventare città europea

Primo punto del manifesto programmatico del movimento civico, che pone al centro le tematiche utili al futuro del capoluogo, la tanto dibattuta ‘identità’: non un blocco granitico e inamovibile ma un processo continuo che tenga conto delle contaminazioni culturali


CAMPOBASSO.  Superate abbondantemente le 500 adesioni, registrate dal 14 febbraio ad oggi, al manifesto programmatico ‘Io Amo Campobasso’: un nutrito numero di cittadini – di ogni età e professione – che dichiara pubblicamente l’amore per la propria città e che, responsabilmente, ragiona del futuro del capoluogo. Fuori dal luoghi comuni e al centro dell’Europa, motore delle possibilità di futuro e di sviluppo. Passato e futuro che non sono ‘nemici giurati’ ma che traggono forza l’uno dall’altro per dare ‘respiro’ e opportunità al capoluogo. Un approccio civico, con i temi – e non con le identità dei firmatari come motivo di dibattito – al centro del dibattito e delle proposte.

“Il primo punto del nostro manifesto può essere racchiuso in una sola e importante parola chiave. Identità. Che per noi non è un blocco di marmo inamovibile bensì un processo continuo, dinamico, costruito certamente sulle tradizioni, sulle credenze e sulle usanze ma tenendo presente sempre che la nostra è una terra dove si sono mescolate le popolazioni di mezzo mondo, in un susseguirsi di ibridazioni e contaminazioni culturali che è ancora in corso. Si tratta perciò anche di identità presente e, per noi, soprattutto di identità futura” spiegano i due referenti del gruppo, Paola Liberanome e Mario Davinelli.

Da qui, il primo passo è una strategia di lungo termine “che sia realizzabile e misurabile negli obiettivi e nelle risorse e che funga da visione prospettica e linea guida al tempo stesso. La nostra città – continuano – ha una storia di valori comuni ai cittadini che ha accompagnato e continua ad accompagnare negli anni, nel bene e nel male, il suo sviluppo. Questi valori però, intrappolati in una logica provinciale plasmatasi ultimamente anche grazie una tendenza generale nel Paese, devono abbandonare la miopia locale ed essere ricondotti necessariamente su di un ambito più esteso, in virtù del ruolo di capoluogo di Regione che la nostra città ricopre. Siamo dell’idea che ogni amministrazione abbia il compito prioritario di stimolare le attività produttive del suo territorio, favorirne l’attività imprenditoriale e fornire alla stessa tutti i servizi di supporto necessari, includendo in tale ultima categoria anche tutti quei servizi culturali e sociali di cui una città si nutre e che solo un’Amministrazione locale può garantire a tutti”.

Ripensare quindi la storia, le tradizioni e i valori socioculturali di Campobasso in un’ottica moderna.

“Che vuol dire costruire ed accrescere un patrimonio che può garantire il futuro e la sopravvivenza stessa della nostra comunità – spiegano ancora Liberanome e Davinelli -. E il futuro non può essere garantito senza la conoscenza e la valorizzazione del nostro passato, a partire dal nostro tesoro più importante, i ‘Misteri’, ma senza dimenticare le arti musicali, l’acciaio traforato, il verde pubblico per il quale siamo stati rinomati per i secoli passati, un incantevole centro storico da recuperare in maniera decisiva, la straordinaria vocazione enogastronomica, la passione dei culti religiosi e non ultima l’inclinazione alla lentezza, che nel forsennato presente postmoderno può tornare ad essere un gigantesco volano turistico”.

Misteri foto Pizzuto 2 ok

Come raggiungere quindi questo risultato, coniugando passato e storia con la modernità e il futuro?

“Il rispetto delle tradizioni e dei valori resta elemento imprescindibile a cui però bisogna necessariamente affiancare un lavoro ed una concertazione di attori e di intenti, tale da garantire una crescita ed un rafforzamento delle economie basate su quegli stessi valori e tradizioni. Se una festa, un momento importante per la città, non si rinnova nel tempo è destinata lentamente a spegnersi, a vedere scemare l’interesse delle nuove generazioni, a veder calare il coinvolgimento generale, innanzitutto dei campobassani. Se qualche passo in questa direzione era stato fatto anni addietro, cercando di sviluppare un’idea di Festival che andasse oltre la dimensione locale e restrittiva della mera Festa dei Misteri, le ultime amministrazioni ci hanno restituito un momento fatto di solo commercio ambulante e sfilata degli Ingegni. E sebbene sia stata lodevole l’idea di replicare per il trecentesimo del Di Zinno anche in inverno, non crediamo sia questa la crescita ‘quantitativa’ di cui abbiamo bisogno, anche perché resta evento spot legato alla ricorrenza. Siamo invece convinti che da tutto questo si debba partire, perché rappresenta il cuore della tradizione, ma che sia altrettanto importante lavorare ad una crescita qualitativa e quantitativa degli eventi, che sia attrattiva non solo per i campobassani e gli abitanti dei paesi limitrofi, ma che attiri sempre più persone dalla regione Molise e, perché no, dall’intero territorio nazionale. Quindi, il superamento della festa popolare, un Festival che generi turismo, cultura, commercio per il centro, le contrade, la città e i paesi vicini”

Campobasso non più come cittadina di provincia ma come luogo al centro di una regione d’Europa.

“Una città che punti a vivere nel rispetto dei valori di un’Europa che per noi è oggi imprescindibile opportunità, di confronto e di sviluppo. Finanziamenti, progetti, Erasmus, buone pratiche, conoscenza, sono tutti esempi concreti del perché sia anacronistico oggi avere posizioni di chiusura verso l’Europa Unita. La nostra città ideale, invece, ha imparato a gestire questi strumenti e ne sfrutta appieno i vantaggi; si evolve finalmente da paese a città di medie dimensioni, al centro di una regione d’Europa, e guarda al futuro con orgoglio e a testa alta, coinvolgendo nei processi il centro storico e le periferie, le contrade, i paesi limitrofi, e rispetta le sue identità storiche, attuali, future”.

 

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